L’indicizzazione delle App: perché sarà sempre più importante?

Quando si parla di SEO su mobile quasi sempre ci si riferisce alla ASO – acronimo di App Store Optimization – ossia a tutte quelle attività di ottimizzazione che vanno svolte sia negli store che all’interno dell’App al fine di migliorarne la visibilità e supportare le attività di online advertising nel raggiungimento degli obiettivi di download. Spesso però ci si dimentica di un’altra attività, più recente ma non per questo meno importante: l’indicizzazione delle App. Questa assume rilevanza perché migliora anche la fidelizzazione dell’utente all’applicazione.

L’indicizzazione sul web

Com’è noto, l’indicizzazione è quell’attività svolta da qualunque motore di ricerca che consiste nell’aggiornare i propri database e poter fornire in un secondo momento le migliori risposte alle interrogazioni degli utenti. Mentre i bot, ad esempio quelli di Google, stanno raccogliendo le URL di cui si compone il vostro sito andando ad arricchire un enorme database di indirizzi, essi procedono contestualmente con il download e successivamente con l’analisi delle vostre risorse (come ad esempio pagine HTML e immagini) per poi effettuare la creazione di un indice.

L’indice altro non è che un database che associa parole e frasi a risorse online e il suo scopo è quello di velocizzare quel processo che porta dalla richiesta dell’utente alla restituzione della pagina dei risultati (la SERP). Sarebbe folle andare a scandagliare l’intero web ogni volta che viene formulata una query di ricerca.

Essere indicizzati non vuol dire posizionarsi. Quando Google ha indicizzato le nostre risorse (sia desktop che mobile) le ha aggiunte al suo database, consentendoci di poter far parte dei risultati di ricerca. Ci si posiziona (per una data query) solo una volta che Google avrà stabilito, in base ai suoi algoritmi, quale sia il ranking delle nostre pagine. Come ha detto Enrico Altavilla all’evento Search Marketing Connect del novembre scorso, “l’indicizzazione è solo l’iscrizione alla maratona, non la posizione di arrivo alla stessa“. L’indicizzazione è quindi condizione necessaria per il posizionamento ed è essenziale far sì che Google la effettui correttamente.

L’indicizzazione è diversa dal posizionamento su #Google: scopri perché #SEO

Le App nei risultati di ricerca

Nel 2013 Google ha iniziato a fare dei primi test sull’indicizzazione delle App e dall’anno successivo ha esteso questa possibilità di apparire sui risultati di ricerca a tutti gli sviluppatori che ne facessero richiesta.

I primi test sull’indicizzazione delle #App da parte di #Google sono partiti nel 2013 #SEO

Indicizzare un’App significa che Google esamina il contenuto di un’Applicazione installata sul nostro smartphone attraverso un file sitemap o Google Webmaster Tools e lo aggiunge al suo indice. Google indicizzerà quindi delle URL (o pattern di URL) presenti all’interno dell’App, rendendo così tali contenuti visibili sia ai nuovi utenti che a quelli di ritorno nei risultati di ricerca.

Un collegamento all’App, compresa l’icona, sarà quindi visibile nella prima pagina dei risultati di ricerca qualora Google lo ritenga un contenuto rilevante per l’utente. E questo avviene attraverso modalità differenti in base a diverse casistiche.

Di seguito le più ricorrenti:

App nei risultati di ricerca

App nei risultati di ricerca

  1. l’App è già presente nello smartphone e se la query di ricerca consiste nel nome essa verrà molto probabilmente mostrata come primo risultato;
  2. l’App non è presente nello smartphone ma è considerata pertinente nel rispondere alla richiesta dell’utente, soprattutto se utile per far compiere un’azione all’utente (ad es. acquistare un prodotto);
  3. più App, presenti o meno nello smapthone, sono considerate rilevanti e vengono proposte insieme a delle immagini o ad un knowledge graph nei risultati di ricerca attraverso un carosello;
  4. solo una o più App sono presenti nello smartphone ma altre possono comunque soddisfare l’esigenza dell’utente e vengono quindi proposte mediante un portfolio di app disposte a tabella (“App pack”).

 

Quattro tipi di indicizzazione delle #App da parte di #Google: scopriamoli tutti!

Quali sono i vantaggi di un’App indicizzata?

Secondo quanto affermato dal CEO di Google Sundar Pichai durante il Q3 2015 Earnings Call, “il 40% delle ricerche su mobile restituisce delle App indicizzate come risultato nelle prime 5 posizioni”. Quindi è evidente che il fenomeno è già più che rilevante. Ma a cosa può servire? Vi sono quattro principali benefici:

  • Incremento dei download organici. Per chi non ha ancora installato l’App, se questa è indicizzata sarà più probabile che venga mostrata nella pagina dei risultati, portando così l’utente a scaricarla in risposta ad un’esigenza manifestata nella query. Tendenzialmente questo tipo di download risulta essere di valore dato l’alto livello di soddisfazione dell’utente. Una sorta di inbound marketing delle App.
  • Aumento del traffico e del tasso di retention. Secondo uno studio di Localytics sui tassi di retention, un’App ogni cinque viene usata al massimo una volta dopo in download; un utente che ha installato un’App non è detto quindi che la usi assiduamente o che la usi affatto. Se l’App  compare tra i risultati di ricerca funzionerà quindi come un sollecito affinché l’utente torni ad utilizzarla;
  • Completamento automatico della query. Un’App indicizzata sarà persino visibile nella barra di ricerca, suggerita attraverso il completamento automatico.
  • Incremento della brand awareness. Il miglioramento della visibiltà dell’App sulle pagine dei risultati si traduce anche in un aumento della consapevolezza del proprio brand.

 

I vantaggi delle #App indicizzate: più download organici e aumento del traffico #SEO

Indicizzare un’app con Firebase

Di recente Google ha annunciato che l’indicizzazione delle app avverrà da adesso attraverso la piattaforma Firebase. Si tratta di un servizio dell’omonima azienda acquisita da Google nel 2014 che offre uno strumento di backend as a service, ovvero integra un insieme di servizi per lo sviluppo di applicazioni in uno solo: real time database, hosting, messaggistica in cloud scalabile (“Google Cloud Messaging”, che si chiamerà “Firebase Cloud Messaging”, piattaforma estremamente importante dato che la maggior parte delle notifiche push Android avviene tramite questa), uno storage in cloud per l’upload e download di file, auth per l’autenticazione degli utenti (i cosiddetti “social login”), crash reporting, analytics e molto altro. Ad oggi Firebase è utilizzata da oltre 450.000 sviluppatori ed è un sistema che velocizza in misura importante l’attività di sviluppo di un’app.

Tra i servizi offerti da Firebase vi è proprio l’indicizzazione delle app. Per prima cosa si associa l’app al sito web facendo un match tra le URL. Successivamente si procede aggiungendo la SDK per l’indicizzazione. Qui di seguito trovate le guide per iOS e per Android. Infine si testa se l’implementazione è avvenuta correttamente o meno e si misura l’impatto sulle ricerche attraverso Firebase Analytics.

L’App Streaming, i primi esperimenti

Come se tutto ciò non bastasse, da qualche mese Google sta sperimentando, in collaborazione con alcuni publisher selezionati e solo negli Stati Uniti, il cosiddetto App Streaming, ovvero la possibilità di navigare un’applicazione direttamente dai risultati di ricerca ma senza la necessità di effettuare il download.

Questa gif su Marketing Land rende perfettamente l’idea del funzionamento dell’App.

Questo per rispondere all’esigenza di chi non vuole ritrovarsi a scaricare App per scoprire che non rispondono a ciò che stava cercando. È meno fastidioso per un utente un semplice click su “indietro” (come se avesse visitato un sito web) piuttosto che dover disinstallare  un’App ritenuta non di suo interesse.

La futura introduzione dell’App Streaming dimostra che Google vuole rendere i risultati di ricerca e le App sempre più integrati, avvicinando quindi i due mondi del web e delle applicazioni rimasti per troppo tempo separati. Appare evidente come l’indicizzazione delle App si faccia quindi sempre più necessaria, soprattutto in un mercato in cui sono presenti oltre 2 milioni di App con cui competere per avere visibilità.

9 maggio 2016 Edoardo Vella