Google, il Fascismo e gli Indici dell’Inquisizione: Giuseppe Turani su Affari e Finanza di oggi

Per questo blog abbiamo scelto una linea editoriale che prevedesse contenuti e non opinioni o commenti. Ma in questo caso facciamo un’eccezione.

Stamattina Affari e Finanza pubblica un articolo di Giuseppe Turani veramente forte ed opinabile. Non entro nel merito della posizione ‘politica’ nei confronti di quello che oggi è a tutti gli effetti un monopolio. Nell’articolo a Google sono associati termini come ‘padrone ’, ‘prepotente’, ‘potente’, ‘duro’, ‘fascismo digitale’. Si può discutere dell’argomento, ognuno ha le proprie opinioni in merito, più o meno condivisibili.

Ma tra esprimere le proprie opinioni e dare un’ informazione scorretta, fuorviante e parziale, ce ne passa. Si scomodano gli Indici della Chiesa cattolica, ponendo quasi allo stesso livello l’indice di Google colpevole di non comprendere la totalità della rete (ma l’esclusione dalla conoscenza perseguita dagli Indici e l’inclusione della conoscenza ricercata da Google attraverso i milioni di documenti indicizzati non sono antonimi?). E si continua dicendo che questi indici sono ‘istituzionalmente artefatti’, poiché chi più paga prima compare. Senza specificare che i risultati a pagamento sono separati visivamente da quelli non a pagamento.

E’ davvero deludente leggere informazioni tanto scorrette sull’inserto economico del principale quotidiano nazionale. Specialmente dopo che si sono investiti anni a cercare di costruire coscienza e conoscenza nel mercato.

La prego, Signor Turani, venga a trovarci! Che davanti a un piatto di pasta e fagioli ragioniamo insieme sulla differenza che c’è tra un risultato a pagamento e uno naturale, così la prossima volta che vorrà prenotare un albergo ai Caraibi starà più tranquillo.

19 marzo 2007 Miriam Bertoli