The Sixth W

Approccio dei metodi misti

The Sixth W è il nostro nome, ma è anche l’espressione di un approccio che noi chiamiamo WITH, che a sua volta sottende un metodo, anzi dei metodi: misti, multidimensionali, multidisciplinari, in continuo miglioramento.

 

Uniamo competenze diverse provenienti dal mondo dell’antropologia, della psicologia, della ricerca e analisi del dato, per rilevare i bisogni, ascoltare le emozioni, riconnettere le persone.

Un sistema, l’integrazione di metodi misti, che è plastico, si modifica, si amplia e si perfeziona con il contributo continuo di un team di ricercatori e professionisti in continua evoluzione. Un modello che auspichiamo possa diffondersi per integrare ed estendere le metodiche di rilevazione e restituzione. Un approccio che unisce uomo e scienza, analisi quantitativa e qualitativa.

I metodi misti di ricerca propongono l’uso integrato di metodi quantitativi e qualitativi. Il concetto chiave è quello dell’integrazione che va oltre al semplice affrancamento di strumenti appartenenti a tradizioni diverse. Le differenze di evidenza empirica tra “quantità” e “qualità” non giustificano la verticalità ipersettoriale, o la radicalità che tale distinzione ha acquisito nella scienza negli ultimi anni.

La contrapposizione tra scienze con suffisso “-ica” e scienze con suffisso “-logo”, tra una concezione per così dire cartesiana e una ermeneutica della scienza non dovrebbe essere estremizzata. Si tratta piuttosto di intendere quale dei due sia il metodo-base: il misurare o il comprendere. Non si tratta di determinare quale di questi modelli sia quello corretto o quello falso, ma quale modello sia quello adeguato al problema in questione e alle finalità poste.

 

Le direzioni di ricerca quantitativa e qualitativa coesistono in una relazione complementare a seconda della problematica: la quantità e la qualità si uniscono nel modello The Sixth W per fornire una visione d’insieme completa e raccogliere tutti i feedback dai partecipanti necessari per comprendere l’esperienza vissuta.

 

Parliamo di un approccio e di metodi al plurale, perché sono molti, come le attività che presentiamo come fossero distinte, ma la nostra è un’attività che è unica: l’esperienza, o meglio, l’ascolto delle esperienze.

Con i nostri test condotti in laboratorio o sul campo, analizziamo il comportamento e le aspettative delle persone attraverso i diversi punti di contatto nel loro percorso relazionale con le aziende e i loro prodotti o servizi. L’approccio dei metodi misti integra test esperienziali con modelli di analisi quantitativa, al fine di ottenere una visione completa e obiettiva.

Sulla base dei risultati di test e analisi, progettiamo e ottimizziamo l’esperienza delle persone con l’obiettivo di migliorarne il valore ascoltando e prendendoci cura dei portati.

Il metodo si compone di protocolli di ricerca qualitativi e dell’utilizzo di neurotecnologie o più correttamente strumentazioni bio-metriche (quali eye tracker, sensori biometrici e sensori di stimolo e monitoraggio della cosiddetta brain activity) e di strumenti di analisi che permettano di rilevare dati fisiologici attentivi, emotivi, cognitivi, di interazione e comportamentali in relazione a interfacce analogiche o digitali.

Questo approccio potrebbe essere definito neuroscientifico o di neuromarketing. Preferiamo parlare di psicofisiologia e di neuroscienze applicate nello studio dei consumatori e nell’analisi dell’esperienza degli utenti, che noi chiamiamo persone.

Il nostro approccio prevede, a seconda dell’ambito di analisi designato, l’utilizzo congiunto di metodi quantitativi e qualitativi. Tali metodi afferiscono, a loro volta, alla sfera soggettiva o a quella oggettiva.

L’utilità di un approccio di questo genere assicura non soltanto una maggior ricchezza di informazioni ma anche una più solida e coerente rappresentazione della realtà analizzata.

Lo schema sottostante si propone di mappare all’interno di questo quadro logico tutte le metodologie di raccolta dati contemplate da TSW.

 

Soggettivi

Oggettivi

Qualitativi

• Interviste
• Think aloud
• Osservazione
• Analisi esperta
• Eye tracking [gaze distribution, heatmap]

Quantitativi 

• Analisi euristica
• Questionari
• First Impression Click Test [template design]
• Tree Test [information architecture]
• Eye tracking [workload, arousal, attention]
• EEG [attention, engagement]
• GSR [arousal]
• IAT [brand association]

 

Chi sono questi partecipanti?

 

Sono persone, che vivono la propria vita, hanno un passato e immaginano il proprio futuro. Che hanno dei ricordi, delle competenze, delle necessità, delle aspettative, dei sogni e dei bisogni.

 

Le persone “utenti” che vivono i nostri test come utenti e ci aiutano a raccogliere tutte le informazioni necessarie per creare, migliorare, trovare la soluzione più corretta o inesplorata. Le persone rappresentanti le aziende “clienti”, le quali si pongono sullo stesso piano dei propri clienti per comprendere e disegnare insieme la miglior esperienza di navigazione, d’acquisto, etc. Le persone che compongono il nostro team: expertise trasversali dal mondo del digital marketing, della user experience, delle scienze umane e dell’analisi quantitativa e qualitativa del dato.
Questo approccio ci dà la possibilità di dare valore al tempo inteso come qualità delle esperienze, per creare o riconnettere persone che entrano in relazione tra loro in tutti i luoghi.

Tempo, è il metro delle esperienze. Il tempo è anche la qualità delle esperienze che viviamo, è la misura della semplicità. È una misura non quantitativa ma qualitativa, perché è la risorsa più preziosa. Attraverso il coinvolgimento delle persone vorremmo essere in grado di dare la stessa importanza al tempo: quello riferito al momento dell’esperienza, come al ricordo di quell’istante, unica condizione per la relazione con l’esperienza e il suo veicolo artefatto o interfaccia.

Relazione, che potremmo definire come il punto di incontro fra Persone, Luoghi e Tempo, che creano tra loro una relazione per trasformarsi in esperienza.
Ascoltiamo i bisogni e le emozioni, i vissuti e le aspettative, aiutiamo a veicolare e tradurre gli aspetti impliciti o inconsci delle esperienze delle persone, le coinvolgiamo sempre, dalla progettazione alla ridefinizione della strategia di ambienti digitali e fisici.

Luoghi, come spazio misurato, dell’interazione e luoghi fisici, reali punti di incontro. Andiamo oltre il digitale perché le persone vivono in luoghi diversi, sono sia le persone che i luoghi che s’intersecano tra loro. Dal digitale al fisico e viceversa: in un universo crossmediale e omnicanale, che comprende e riguarda le persone qui e ora, in una dimensione unica che è sia digitale che fisica senza soluzione di continuità, ma anche e soprattutto nel tempo.

 

Luogo fisico e digitale: artefatti e interfacce

 

Gli artefatti possono essere considerati degli strumenti materiali attraverso i quali gli individui interagiscono con l’ambiente. Per questo motivo possiamo parlare di digitale, ma anche di analogico, ma il concetto può essere esteso per arrivare a un uso e a una natura non solo materiale degli artefatti: in quest’ottica anche il linguaggio è un artefatto. È questo l’uso che faremo di questo termine, in linea con la psicologia. Ma useremo anche la parola interfaccia.
Interfaccia è semplicemente il punto di contatto tra due opposte entità. Un’interfaccia, nel senso generale del termine, indica l’area o la superficie sulla quale due entità qualitativamente differenti si incontrano. In questo senso un termine che spesso viene utilizzato in informatica può trovare un più ampio ed interessante, a nostro avviso, campo di applicazione perché indica un punto di contatto e può riferirsi pertanto ad oggetti, spazi ecc. ed implica solo il tramite della relazione, l’interconnessione.

Questi sono i punti di contatto fra brand e persone, chiamiamoli artefatti o interfacce, ma di questo si nutre la nostra esperienza e migliori saranno, ovvero più naturali saranno le interfacce, più semplici gli oggetti, più piacevole, bella e appagante sarà la nostra esperienza.

In un mondo che moltiplica esperienze, noi ci preoccupiamo del loro valore e pensiamo che solo chi farà una scelta radicale oggi, cioè quella di cambiare obiettivo del suo lavoro dal profitto al valore potrà davvero vincere la sfida che il futuro ci sta presentando, perché Il profitto non è, e vorremo ricordare che non è mai davvero eticamente stato, uno scopo, è un risultato. Avere uno scopo significa che le cose che facciamo siano di valore reale per gli altri.

 

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