Secondo giorno al Search Engine Strategies di New York

Panel Web Analytics - Search Engine Strategies New York 2007

 

Si è conclusa anche la seconda giornata di seminari e sto cercando di tirare le fila di questi due giorni veramente intensi e straordinari, la mia prima volta qui a NY :-) . Difficile riassumere tutte le cose viste e dette, le persone incontrate, l’atmosfera frizzante ed elettrica.

In realtà, a pensarci possono forse bastare anche poche parole per indicare il filo rosso che ha unito i diversi interventi. Nonostante cambiassero gli argomenti, le persone, i contesti, alla fine i denominatori comuni – i fondamentali – in fondo erano sempre gli stessi.
Ho segnato sul mio blocco le parole chiave che tornavano a ripetersi più spesso e che avevano un maggiore peso specifico nei diversi seminari. Questi hanno toccato davvero gli argomenti più diversi: dall’ in-house SEO, all’ottimizzazione del Quality Score nel PpC fino alle sitemaps ed al migliore marketing mix. Eccole, l’ordine non è casuale:

ROI
user experience
long tail (come espressione di una intenzione/bisogno dell’utente)
contenuto (associato a concetti di qualità e rilevanza)
tracciamento e misurazione
testing

Credo che le relazioni emergano da sé molto chiaramente. Molti i riferimenti ricorrenti ai nuovi vettori di utenti, quali mobile, blog e community.

Pur visto da differenti angolazioni il punto di arrivo non cambia: “soddisfate i bisogni espressi in modo più o meno esplicito dall’utente, mettetevi nei sui panni, fate così e tutto andrà da sé”, questo è stato il messaggio lanciato più o meno da tutti. Bella scoperta penserete! Questo è quello che almeno io ho pensato… ma andando a fondo, nella vostra esperienza di utenti Internet quanti sono i casi in cui accade veramente? Davvero quando viene progettato un sito, definito un piano di contenuti o sviluppata una campagna di promozione sui motori al centro c’è sempre l’utente? …o magari conta di più quello che l’agenzia, il responsabile del progetto, il cliente o la sua direzione marketing immagina che voglia l’utente?

Credo che tra mercato italiano ed americano si possa percepire la stessa distanza tra teoria e prassi, quello che rende quest’ultimo decisamente più evoluto sotto alcuni aspetti non sono tanto le conoscenze, il cosiddetto know-how – bene o male non è stato detto molto che non fosse già stato diffuso sui principali siti di informazione per gli addetti ai lavori. Più interessanti le case histories, sono la dimostrazione del fatto che “best practices” tanto declamate come tracciamento e monitoraggio, fine tuning possono essere anche effettivamente praticate, bene e con effetto positivo sul ROI.

Keynote - Search Engine Strategies New York 2007

Probabilmente negli US il processo è favorito anche da una maggiore maturità del mercato, dalla necessità di massimizzare il rendimento dell’investimento quando un click arriva a costare anche parecchie decine di dollari, da una maggiore esperienza, organizzazione e disponibilità ad investire da parte delle aziende perché a conti fatti a loro conviene (per niente scontato che la stessa identica ricetta possa essere attualmente sostenibile o adatta al mercato italiano, ogni cosa va calata nel giusto contesto).

Concludo segnalando il simpatico siparietto di Danny Sullivan che regalava Donuts prima di aprire il seminario su Sitemaps ed URL submission. Davvero mitico :-) . Oltre alle ciambelle, abbiamo avuto in anteprima la notizia che finalmente sarà disponibile un’estensione di autodiscovery per le sitemaps (sarà sufficiente inserire relativa istruzione nel file robots.txt). Per maggiori info: http://searchengineland.com/070411-080716.php

Ora si dorme. Alla prossima!

12 aprile 2007 Roberta Fruscalzo