Riprendendo la conclusione del mio precedente post, la seconda giornata del GAAC Summit si può definire come “..E venne il giorno”. C’è stato infatti il keynote del mio idolo nel campo della web analytics, Avinash Kaushik.
La mattinata si è aperta con la classica “Breakfast & Socializing”, solo che questa volta i partecipanti al summit sono stati divisi per area geografica di appartenenza: europei in una stanza, americani in un’altra e orientali in un’altra ancora.
Devo dire che la situazione italiana è molto simile a quella francese e tedesca, mentre inglesi e olandesi puntano soprattutto sulla combinazione AdWords/Analytics: i due tool, per loro, non sono divisibili, ciascuno vive in funzione dell’altro.
Dopo la chiacchierata mattutina con i vari partecipanti, sono corso a prendermi un posto centrale per seguire il keynote tentuto da “Mr. Google Analytics Evangelist”, Avinash.
Appena annunciato il suo intervento sono scrosciati applausi a scena aperta con tanto di standing ovation. Premetto che quest’uomo è veramente un innovatore nel campo della web analytics e che durante il keynote non s’è sentita volare una mosca: tutti erano completamente rapiti dalle argomentazioni proposte.
Gli argomenti trattati sono riassumibili in due punti:
Il primo punto riguarda l’evoluzione della web analytics in un panorama in continuo movimento, oggi più che mai a causa della presenza dei social network.
Avinash afferma che oggi, per riuscire a tracciare tutto, inseriamo troppi script nelle nostre pagine web. Questo è dannoso per la navigazione dell’utente in quanto gli script spesso rallentano il caricamento della pagina stessa e fanno aumentare la bounce rate del sito.
Fino a poco tempo fa, con un semplice file Javascript si potevano ottenere tutte le metriche necessarie per la valutazione delle performance di un sito. Ora il sito è un mezzo statico, utilizzato per dare maggiori informazioni all’utente che ne è venuto a conoscenza attraverso vari strumenti di comunicazione alternativi: Twitter e Feed, ad esempio.
Nel futuro ci dovremo dimenticare delle metriche standard (ovvero visite, visitatori, pagine viste, ecc.) che saranno usate solo come riferimento (aumento o diminuzione, trend). Dovremo invece aprire gli occhi verso nuove metriche, generate dalla distrubuzione ed uso del contenuto. La “conversazione”, detta anche “buzz” tra gli utenti sarà il punto focale per capire quanto un sito rende in termini di performance. Ogni canale in cui si va ad intervenire dovrà essere valutato a fondo e si dovrà, inoltre, sensibilizzare i clienti sull’importanza delle nuove metriche, fornendo loro un riassunto qualitativo e non quantitativo (numeri puri) dell’andamento delle campagne intraprese.
Ad esempio, se si utilizza Twitter, un buon indicatore di visite è fornito dai followers. E’ inoltre importantissimo tener traccia di ciò che viene definito “replies”, misura di engagement tra chi ha lanciato il messaggio e i suoi followers (se il messaggio è interessante, mi aspetto che molti degli utenti che mi seguano mi chiedano approfondimenti, delucidazioni, ecc).
L’idea quindi di base del primo punto trattato è quella di creare una nuova generazione di metriche, basate sull’evoluzione del web, senza visite o KPI standard.
Il secondo punto è una metafora per indicare le differenze che intercorrono tra i grandi e piccoli players del settore della web analyitcs.
Avinash paragona i primi agli elefanti, lenti e sedentari, e i secondi ai topi, veloci nel creare le idee per sopravvivere senza essere schiacciati. In parte condivido, spesso ho trovato software prodotti da piccole aziende con caratteristiche utili, ignorate dalle grandi case produttrici. Avinash ha rimarcato più volte concetto di “seek & try”, ovvero scopri e trova nuove soluzioni che possono regalarti enormi successi.
I software minori possono lavorare in parallelo ed essere integrati con la soluzione principale, per specifici bisogni.
Appena Avinash ha appoggiato il microfono è scattata la standing ovation! Durante uno dei break sono anche riuscito a conoscerlo di persona, ed ha confermato in pieno l’impressione di massima disponibilità che mi aveva dato il primo giorno.
La giornata è trascorsa attraverso numerosi altri speech, uno dei quali mi ha stupito piacevolmente: il tracciamento dei social network tramite Google Analytics.
Il relatore ha illustrato un case su study sul successo di un evento mediatico attraverso i principali Social Media e nel tracciamento dei video ha consigliato di creare principalmente tre eventi: il play, pause e 30 secondi. In America sembra infatti che il tasso di attenzione verso un video spesso declini dopo i primi 30 secondi. Non ho, per ora, idea se questo fenomeno si presenti anche in Italia.
Alla fine della giornata è stato organizzato il Trampoline Dodgeball, un torneo di giochi su tappeto elastico che si è svolto a Santa Clara dove tutti abbiamo partecipato e ci siamo diverti veramente tanto.
Quest’evento è durato circa 3 ore, e la creazione delle squadre miste ha permesso di integrare ancora maggiormente i partecipanti al summit, creando quindi un clima di amicizia e non di lavoro.
Domani altra giornata intensa e interessante, che non vedo l’ora di affrontare!
A presto!