È innegabile l’aumento della presenza online delle persone negli ultimi 3 mesi, durante i quali l’emergenza coronavirus ha impattato sulle nostre vite, cambiando le nostre abitudini. E se il comportamento online delle persone ha visto un cambiamento, cosa è accaduto invece dall’altra parte? Come si sono mosse le aziende che investono nell’advertising online durante il periodo Covid? Vediamolo, partendo dal comportamento online delle persone.
Una ricerca di GWI dichiara che, tra il 16 e il 20 marzo, c’è stato un incremento del 70% del tempo impiegato dalle persone sul proprio smartphone.
La lettura di notizie è cresciuta del 67%, lo scambio di messaggi del 45% e la visione di serie e film del 51%.
Il desiderio di stare connessi ha cambiato comportamento: c’è stato un incremento del 45% del tempo speso sui social media.
Come non sottolineare il boom di Tik Tok? In Italia nel periodo 16-22 marzo l’App è stata scaricata 237mila volte, con un incremento del +35% rispetto alla settimana precedente.
Com’è ormai noto, la maggior parte delle aziende è stata colpita finanziariamente dal covid-19.
“La filiera è in affanno e ora è pure crollata la pubblicità” ha dichiarato Andrea Martella, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione.
Ed è proprio così: sono saltate campagne troppo “fuori dagli schemi”, sono stati ridotti budget (non credo ci sia il bisogno di spiegane il perché) o, per alcune aziende, si è fermato tutto.
La spesa pubblicitaria ha subito una drastica diminuzione, dalle grandi alle piccole aziende.
Questo calo degli investimenti ha portato però all’abbassarsi dei costi della pubblicità: ad aprile 2020, la maggior parte delle industrie ha visto abbassarsi il Costo per Click, se confrontato con quello registrato a dicembre 2019.
Il 70% delle persone intervistate da Ipsos ha dichiarato di voler continuare ad ascoltare i brand, purché questi forniscano dei valori. Il 64% ha sottolineato che è importante che i brand prendano atto del periodo di crisi nella loro comunicazione pubblicitaria. E così è successo. Ogni termine improvvisamente ha trovato molteplici significati.
Pensiamo alla parola “ovunque”, vista da sempre in maniera positiva perché richiama la scelta individuale di fare qualcosa indipendentemente dal posto in cui ci si trova.
È stata sostituita dal termine “da casa”. Non si poteva uscire, non si poteva andare “ovunque”. Qualsiasi cosa doveva essere svolta “comodamente dal tuo divano”.
È cambiato il significato di ogni piccolo elemento di un’immagine. Una creatività che riporta una ragazza che utilizza un’App sul proprio smartphone mentre è seduta in uno spazio aperto non si poteva più utilizzare. Non era quella la normalità del momento.
Si è investito moltissimo sulla sensibilità dei brand. Questi sono diventati più empatici e hanno smesso di parlare in prima persona singolare, incalzando ogni comunicazione con la parola “noi”.
È importante non essere risucchiati nel “sea of sameness”, ovvero il mare della monotonia.
Sento che ogni pubblicità sta diffondendo lo stesso messaggio al suo pubblico. Vorrei che gli annunci procedessero normalmente, e che fosse presente forse un piccolo punto culminante di sensibilizzazione al Covid, che non dev’essere però il focus principale.
Gli utenti vogliono che il brand continui a comunicare se stesso con ottimismo e sicurezza. Si aspettano che i principi comunicativi siano:
Penultimo punto della predica: mai lasciare indietro la creatività, times have changed but quality still matters!
E non dimenticare, come TSW insegna, non smettere mai di ascoltare, ascoltare e ascoltare.