Come buona parte degli eventi pianificati nel 2020, anche il Web Marketing Festival ha dovuto riconsiderare tutto ciò che era dato per scontato, fino a prima del COVID 19.
In questo modo è nato il WMF2020, in formato interamente digitale. E devo dire che sono stati dei degni rappresentanti dell’innovazione digitale della quale sono portatori. Dal canto nostro, come TSW partecipiamo in qualità di speaker dal 2016 e volevamo poter contribuire anche noi al cambiamento, raccontando le nostre più recenti esperienze lavorative.
Per questo motivo, abbiamo deciso di salire sul palco di casa, raccontando uno dei nostri più interessanti progetti, condotto ad inizio 2020, dal titolo “Cookie policy: dove UX e ADV si incontrano” (se avete piacere, potete sentirci qui, a partire dal 04:05:00).
La prima cosa che ci ha fatto piacere notare sono state le lamentele sul titolo. Al termine dello speech ci hanno fatto ragionare sul fatto che il nostro intervento aveva informazioni su così tanti livelli che poteva avere un titolo per ciascuno di questi. Ne citiamo uno, che ci è piaciuto particolarmente (e cogliamo l’occasione per ringraziare Enrico Maioli): “Guerriglia Advertising User Test”.
Rende bene l’idea. O almeno una parte dell’idea. Io e Giorgia eravamo consapevoli della difficoltà di poter riassumere in poche parole un test decisamente innovativo su molti fronti. Per questo motivo, vi riportiamo qui quelli che sono dal nostro punto di vista i 3 principali livelli di lettura.
Il primo livello di lettura è la risposta della quale aveva bisogno il cliente, che di fatto è d’interesse per chiunque abbia oggi un sito internet e che faccia attività di analytics/remarketing. In questo caso stiamo parlando di aver identificato il formato di cookie policy, compliant con il nuovo GPDR, che permette il rispetto del regolamento e nel contempo la raccolta di più informazioni possibili. Siamo riusciti a identificarlo con un metodo molto efficace e, a giudicare dai risultati sul campo, estremamente affidabile. Rispetto alla condizione di partenza (non più compliant), abbiamo perso solo l’11% dei dati. Se a scatola chiusa avessimo scelto una delle altre ipotesi, avremmo la metà dei dati possibili. Niente male.
Avere un’agenzia che offre tutti i servizi digital (e non solo) ha un gran vantaggio: molti punti di vista che si possono integrare. E questo è un valore che quando scaricato a terra è ineguagliabile. È stato grazie a questo che siamo riusciti a pensare e creare un test che valutasse il comportamento, in contesto reale, di un gruppo di persone piuttosto targettizzate, difficili da raggiungere, che hanno volontariamente partecipato al nostro test, guidati da una motivazione intrinseca. Abbiamo creato degli annunci attraverso le campagne discovery di Google, con le quali fortunatamente già stiamo lavorando dall’anno scorso (quando erano ancora in beta test) e abbiamo “semplicemente” chiesto alle persone di partecipare. Abbiamo internalizzato il reclutamento, utilizzando i piaceri/desideri/comportamenti delle persone.
Questa volta abbiamo usato gli annunci di Google. Altre volte abbiamo utilizzato il social sampling tramite Facebook. Ma poco importa lo strumento in sé. Ciò che ci ha sorpreso è stata la risposta dei partecipanti (più di 1.200 in meno di 48 ore). Perché se vediamo i tempi, e la qualità delle risposte, ci rendiamo conto che c’è un modo di interagire con i nostri potenziali clienti che è diverso da tutto ciò che abbiamo visto finora. Non prevede incentivi. Non prevede interazioni particolari. Ci sono milioni di persone che dedicano tempo e risorse a molteplici attività. Pensate ad esempio a tutto il mondo delle recensioni. Sono persone che lo fanno semplicemente per passione. O forse per l’idea di mondo «giusto» che hanno in testa. Ecco, se riusciamo a trovare queste persone, e a metterle in condizione di rispondere, come siamo riusciti a fare in questo caso, siamo certi di aver trovato un tesoro di valore inestimabile.
L’articolo è frutto della collaborazione con Giorgia Zambianchi.