L’ultima Cena di Leonardo da Vinci, tra arte e neuroscienze

Risale al 2018 il nostro primo impegno con Gallerie d’Italia per la mostra “L’Ultimo Caravaggio”, dove abbiamo dato vita a un importante progetto volto a conoscere le emozioni dei visitatori per riuscire a creare un’esperienza il più possibile ingaggiante per chi visita il museo. Spunti significativi e risultati li ho raccontati in questo mio articolo. Oggi invece mi ritrovo a dar voce a un’altra attività che ci ha visti recentemente impegnati: lo studio e l’analisi del Cenacolo Vinciano, di cui trovate il racconto e un breve video interattivo di seguito.

 

     

 

Un piccolo cenno storico di introduzione al Museo

Per chi non lo sapesse o non ci fosse mai stato, tra il 1494 al 1497, su una delle pareti del Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie Leonardo dipinse l’Ultima Cena. L’artista, malgrado si trattasse di pittura su muro, non si è affidato alla tradizionale quanto resistente tecnica dell’affresco, ma ha voluto sperimentare un metodo che gli consentiva di intervenire sull’intonaco asciutto e, quindi, di poter tornare a più riprese sull’opera curandone ogni minimo particolare. Purtroppo le intuizioni di Leonardo si rivelarono sbagliate e, per un’infelice concomitanza di cause, la pittura cominciò a deteriorarsi. Nel corso dei secoli, si susseguirono molti restauri per tentare di salvare il capolavoro e nel 1999, dopo oltre vent’anni di lavoro, si è concluso l’ultimo intervento conservativo che ha riportato in luce quanto restava delle stesure originali.

Questi sono i brevi cenni storici e informativi che potete trovare nel sito web del Cenacolo Vinciano. Poche informazioni per affidare ogni approfondimento agli occhi di ognuno durante la visita. Un cenno doveroso per ispirare alla visita, ma probabilmente non esaustivo. Il perché lo vedremo più avanti, attraverso lo studio e l’analisi dell’esperienza nel complesso.

Torniamo quindi al progetto che abbiamo realizzato e vissuto.

 

Comprendere l’esperienza nella fruizione delle opere e del percorso

Essere di fronte a un’opera è sicuramente un’esperienza singolare, le emozioni che ne scaturiscono e che la governano sono molteplici. Riuscire ad analizzarle e comprenderle, permette di strutturare un’esperienza innovativa all’interno del museo. Per questo Intesa Sanpaolo Innovation Center ha voluto ancora una volta TSW come partner per valutare la dimensione esperienziale relativa alla fruizione delle opere e del percorso che conduce ad esse all’interno del museo.

In quest’occasione, particolare focus è stato posto sulla comprensione di come le attuali caratteristiche espositive della pittura murale, come illuminazione, pannelli illustrativi e tipo di percorso, potessero influenzare positivamente o negativamente la qualità della visita delle persone.

 

Le persone coinvolte e l’analisi esperienziale

Abbiamo coinvolto 38 persone (età media 38 anni, 25F), di differente nazionalità e cultura, e suddivise tra chi aveva già visto l’opera e chi invece la vedeva per la prima volta. Reclutati da Cenacolo Vinciano con supervisione di Intesa Sanpaolo Innovation Center, hanno preso parte a quest’esperienza in due giornate, in due condizioni: la prima a museo aperto al pubblico e la seconda a museo chiuso, quindi con la possibilità di godere in intimità l’opera. In quest’ultimo caso infatti ognuno ha avuto l’opportunità di entrare nel cenacolo da solo, per 35 minuti.

La ricerca ha previsto da un lato una valutazione psicofisiologico-comportamentale, attraverso l’utilizzo di:

  • Eye tracker, occhiali per il tracciamento oculare;
  • EEG, elettroencefalografo per il monitoraggio dell’attività cerebrale;
  • Galvanic skin response sensor, sensore della risposta galvanica riverberata dalla sudorazione cutanea.

Dall’altro lato si è focalizzata sul far emergere aspetti qualitativi e soggettivi legati all’esperienza personale di fruizione museale, attraverso un’intervista condotta ad esperienza conclusa.

 

Il percorso all’interno del Cenacolo Vinciano e l’esperienza vissuta

I partecipanti hanno iniziato la loro esperienza museale seguendo un percorso prestabilito. Rispetto a tale percorso, particolare evidenza è stata posta a:

  • Elementi informativi presenti nella sale antecedenti le opere;
  • Ultima Cena;
  • Crocifissione.

Vediamo qui di seguito una mappa del museo e del percorso effettuato:

  • Le sale antecedenti il Cenacolo

Le quattro sale che anticipano la vista dell’opera di Leonardo, sono temporizzate ed obbligatorie per chiunque. Le persone all’interno di ogni sala ricevono diversi messaggi testuali e iconografici che le aiutano ad avere approfondimenti rispetto alle opere, al contesto storico e architettonico in cui si trovano. Un’esperienza molto positiva nel complesso, sicuramente con un margine di miglioramento in termini di fruizione di contenuti e di profondità delle informazioni che ogni persona si aspetterebbe di trovare prima di una visita così importante.

  • L’Ultima Cena e la Crocifissione

L’Ultima Cena è indubbiamente un’opera che riesce a generare un’esperienza positiva dal punto di vista cerebrale e impattante dal punto di vista nervoso. L’analisi del comportamento oculare ha dimostrato come vi sia una forte catalizzazione dell’attenzione visiva sui volti dei personaggi e in generale sugli elementi al di sopra del tavolo. L’analisi del tempo dedicato all’osservazione di ciascun apostolo dimostra come oltre a Gesù, l’altro elemento fortemente fissato sia Tommaso, nonostante venga visto come ultimo elemento, probabilmente a causa della minor superficie occupata dall’apostolo. Sono invece ridotte le fissazioni dedicate alla parte alta dell’opera.

Si evidenzia una considerevole differenza tra l’esperienza a museo aperto rispetto al museo chiuso. In particolare, a museo aperto le fissazioni si focalizzano sulla parte centrale. Nella condizione di museo chiuso c’è maggior possibilità di apprezzare anche gli apostoli posizionati lateralmente.

Il materiale informativo posizionato nella parte sottostante il dipinto funziona come elemento attrattivo.

 

 

All’interno della stessa sala, le persone si sono trovate di fronte a un’altra importante opera: La Crocifissione. Si tratta della seconda opera presente all’interno del Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie, della quale i partecipanti vengono a conoscenza nel momento in cui si entra nella sala. L’enorme affresco venne firmato e datato 1495 da Donato Montorfano, e costituisce una delle poche opere certe dell’artista.

Nella nostra analisi è emerso infatti come la collocazione di fronte al grande capolavoro leonardesco, ma soprattutto il livello di informazione fornito, risultino penalizzanti per quest’opera. Vediamo nel dettaglio cos’è emerso.

L’elemento del dipinto che attrae maggiormente le fissazioni è la base della croce, quindi grande attenzione verso il particolare dell’intera opera. L’iconografia di Maria Maddalena è il personaggio che riesce maggiormente a distinguersi e ad emergere dalla folla, da un punto di vista attentivo. Gli elementi informativi posizionati al di sotto dell’opera sono efficaci e coinvolgono le persone, anche se hanno effetti differenti tra museo aperto e chiuso: vi è una tendenza maggiore a leggere tutti gli elementi informativi a museo aperto, mentre a museo chiuso si tende a selezionarne solo alcuni. Informazione, questa, che forse non avremmo pensato potesse verificarsi. Sarebbe più naturale credere che le persone, potendo fruire e beneficiare in totale tranquillità dell’opera, siano maggiormente portate ad approfondire dettagli e contenuti di ciò che stanno osservando. Invece il test ci ha messi di fronte all’inclinazione contraria, ovvero che in contesti simili è la presenza delle persone che ci porta ad arricchire il nostro bagaglio, spinti dalla tendenza ad emulare ciò che fanno gli altri.

In generale, c’è molta curiosità e interesse per il materiale informativo che fornisce dettagli rispetto all’opera, all’artista e alla sua realizzazione. La natura degli stimoli (testo vs immagine) prevale sull’opera, nella quale è stata notata una distribuzione di fissazione che va riducendosi all’aumentare dell’altezza dell’opera (la parte più alta riceve sistematicamente meno fissazioni).

Nel complesso dell’esperienza nella sala che ospita il Cenacolo e La Crocifissione, l’analisi elettroencefalografica ha evidenziato una netta differenza in termini di piacevolezza tra le due opere. Dal punto di vista cerebrale, l’esperienza dell’Ultima Cena è risultata molto piacevole ed emotivamente intesa.

 

Cosa ci hanno comunicato le persone?

Come spesso diciamo, il portato valoriale delle persone è incredibile. L’esperienza complessiva è risultata essere molto positiva e ben strutturata, e grazie all’analisi siamo riusciti a comprendere elementi significativi e a tracciare possibili spunti per renderla ancora più completa e ingaggiante.

Prima della fruizione dell’opera: l’attesa costituisce parte integrante della fruizione dell’opera. È un momento caratterizzato da un’elevata motivazione a reperire informazioni e le persone sono portate a svolgere attività che richiedono maggior effort (come ad esempio la lettura di tutti i contenuti testuali presenti nelle sale). Per questo, le persone manifestano il desiderio di avere maggiori informazioni rispetto a:

  • l’artista Leonardo da Vinci;
  • gli aspetti salienti e i dettagli dell’opera, come la tecnica utilizzata, il periodo di ideazione, ecc…;
  • collocazione e identificazione degli apostoli, con la presenza di informazioni capaci di veicolare il visual search (ad esempio: Giuda stringe la borsa con i soldi);
  • riferimenti all’opera della Crocifissione.

Durante la visione dell’opera: Particolarmente apprezzata è la condizione di penombra, che rende l’esperienza unica nel suo genere, e la presenza ridotta di elementi all’interno del Cenacolo, valorizza l’opera. Le informazioni presenti funzionano, con particolare valore aggiunto per le sagome che permettono l’identificazione degli apostoli.


Dopo l’esperienza con l’opera
: Una volta vista l’Ultima Cena l’esperienza, da parte di tutti i partecipanti, è considerata conclusa, in questo contesto funzionerebbero molto bene elementi caratterizzati da maggior engagement come ad esempio Screen interattivi.

 

Creare un’esperienza capace di attrarre le persone, anche grazie al loro ascolto

Cos’abbiamo potuto condividere con il Museo del Cenacolo Vinciano?

L’esperienza delle persone è stata emotivamente intensa e piacevole sia dal punto di vista dichiarativo che psicofisiologico. Poter ascoltare i partecipanti e osservarli in contesto reale ha permesso di comprendere molteplici aspetti del percorso all’interno del museo; attraverso il loro sguardo e le loro sensazioni, è stato possibile cogliere indicazioni preziose che, chi vive certi luoghi e certe situazioni ogni giorno, non riesce più a percepire con oggettività.

Quanto rilevato attraverso il coinvolgimento delle persone e il loro ascolto, rappresenta un’enorme potenzialità in termini di valorizzazione. Permetterebbe di suggerire ai curatori del Museo del Cenacolo Vinciano l’adozione di alcune innovazioni migliorative in alcune aree del percorso, laddove non già in atto, e la creazione di supporti in grado di mettere in risalto le sezioni che destano meno attenzione, ma che possono essere rivelatrici di aspetti importanti e motivare il visitatore a proseguire la visita con maggiore coinvolgimento. Inoltre, è utile sottolineare che l’analisi dell’attività cerebrale dimostra come la condivisione dell’esperienza con altre persone generi un effetto di piacevolezza superiore, rispetto alla condizione di museo chiuso. In qualche modo essere parte di un’esperienza elitaria, ma comunque condivisa, genera complessivamente un’esperienza migliore.

Non è sorprendente che l’Ultima Cena sia un’opera che emoziona, quello che possiamo dire di aver rilevato è il come, il quanto, e in molto casi il perché.

6 novembre 2019 Christian Caldato

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