Ore 8 del mattino di un bellissimo sabato. Ascolto il silenzio di un ufficio deserto. Uno scambio di battute con Ilenia e lascio brioche e pizzette sulla scrivania per lei, Lorenzo, Michele ed Emanuele. Tutti impegnati nelle fasi finali di un progetto complesso e molto importante.
Salgo in macchina per andare in quel di Brescia e seguire l’annuale appuntamento con l’Italian Agile Day (7-8 novembre), dodicesima edizione della conferenza dedicata ai metodi Agili per lo sviluppo e la gestione di progetti software.
La metodologia Agile è un insieme di metodi per lo sviluppo del software, l’organizzazione dei team e la gestione dei progetti che si basa sul Manifesto per lo Sviluppo Agile di Software, i cui principi fondamentali sono:
Il primo speech che ho seguito, di Marco Massarotto, trattava del Paradigma Agile, e si proponeva di andare oltre i limiti del tipico approccio che oppone “Agile” a “Tradizionale”.
Per “Paradigma” si intende il nostro modo di interpretare il mondo.
È limitante contrapporre agile contro tradizionale:
Agile quindi non è antitetico a tradizionale, ma è qualcosa di diverso: un nuovo paradigma, appunto. Lo speech di Massarotto si è concluso accettando l’approccio di “agile nativo”, sganciato da riferimenti a ritroso: è necessario quindi assimilare i principi del metodo agile, comprendere il contesto e discernere per creare la migliore soluzione possibile applicando i principi al contesto.
Emiliano Soldi ha parlato della resilienza, cioè la capacità di un sistema di intervenire rapidamente in situazioni di stress per assorbire e rispondere allo shock, ripristinando una situazione di equilibrio e apprendere da questa nuova esperienza.
Le caratteristiche di un sistema resiliente e cos’ha a che fare con il team:
Da dove possiamo prendere la resilienza? Soprattutto da noi stessi. In via minore dalle relazioni, dal lavoro ed infine dall’azienda. Le attitudini come fiducia, assertività, passione, collaborazione e ottimismo creano la resilienza in noi. Solo dentro al fallimento c’è la possibilità di imparare. Dobbiamo quindi imparare ad accettare il nostro fallimento.
Resilience: the glue of an agile team from Emiliano Soldi
Lo speech di Marco Trincardi ha trattato della possibilità di rendere “Agile” la struttura informativa di una banca. Se infatti pensiamo alla banca tradizionalmente intesa, ci giunge alla mente qualcosa di antitetico ad “Agile”: una cultura del controllo, dove i processi sono definiti, si dà enfasi a gerarchia e ruoli e ci si muove in un contesto di stabilità.
Ma banche e mondo “Agile” presentano delle intersezioni comuni, che potrebbero trasformare la gestione del sistema informativo delle banche. Queste, partono infatti da una pianificazione, ma una parte del processo è predittiva e risente dei feedback continui ricevuti in corso d’opera, che possono portare al cambiamento e all’adattamento della struttura. Certo, è difficile cambiare una banca intera, soprattutto se i dipendenti sono migliaia. È necessario quindi introdurre una “Isola Agile”, che coinvolga in sinergia una Funzione Business e Tecnica, in modo che la seconda possa mostrare alla prima i vantaggi del nuovo metodo.
È stato così presentato un recente caso di studio (ottobre 2014), dove si è realizzata una trasformazione Agile della Direzione dei Sistemi Informativi. Perché questa banca ha potuto cambiare? Perché a cambiare è stato il mercato su cui lavorare. È stato importante muoversi un contesto favorevole: c’erano già state delle attività lean. Dopo la costituzione del team con 4 persone della DSI e 3 persone esperte di metodi agili, si è studiato il processo in essere per vedere i punti in cui poteva essere cambiato e migliorato. Ci si scontrava però con lo scoglio della burocrazia e dei vincoli tipici delle banche: per poter continuare il lavoro di trasformazione, il team è potuto andare in deroga ad alcuni vincoli esterni provenienti da altri dipartimenti. Ciò è stato possibile grazie alla sponsorship della direzione, fondamentale per partire con il progetto e per poterlo concludere. In questo caso la gerarchia è utile.
Tutto questo ha portato a:
Mattia Battiston ci racconta come il suo team a Sky UK usa le metriche per guidare il processo di miglioramento continuo e per prevedere il futuro:
Metriche Kanban in pratica a Sky UK [ITA] from Mattia Battiston
I concetti più interessanti che ho portato a casa?
“Ne vale sempre la pena. Sempre.”
Queste le parole di Beppe alla fine di una giornata trascorsa a discutere di paradigmi, metriche e resilienza. All’anno prossimo!