Cool Hunting e Design: intervista a Polkadot

Vi è mai capitato di fermarvi un attimo dopo aver letto i vostri feed e chiedervi: ma chi ha scritto tutto questo?
Questa è stata la domanda scatenante che mi ha portato a contattare uno dei blog  che seguo più assiduamente, nella categoria  “cool hunting”.

Ecco quindi l’intervista a Polkadot.

Si riesce a vivere con un blog?

Mah, credo che qualcuno ci riesca. Serve “soltanto” qualche migliaio di visitatori al giorno e aziende che vogliano investire sul web. O chiamarsi Beppe Grillo. Ma non è comunque quello a cui mira Polkadot. Non per ora, almeno… ;)

Consigli ad un aspirante blogger: i primi passi, le cose importanti da tenere sempre a mente, quanto tempo dedicare al blog, ecc…?

L’importante è essere appassionati, avere un interesse continuo e spontaneo verso il tema che si vuole affrontare. Il blog non è un lavoro che si è costretti a fare per vivere….È un’agenda , un diario in cui raccogli le cose interessanti che hai visto, un appunto, un link, un biglietto. In modo da ricordarli e da condividerli appena incontri qualcuno che ha il tuo stesso interesse. È questo un blog, una sorta di Moleskine digitale, o di vecchia Smemo nell’era del 2.0

I social media hanno ucciso i blog?

Non credo, operano in due contesti diversi, e ad un certo livello i blog hanno sicuramente una referenzialità differente. Ma non per questo i primi vanno snobbati: con Polkadot cerchiamo quanto più di integrare il blog nei social media, con le varie opzioni di share/retweet, e sicuramente questi strumenti ci stanno dando una mano a veicolare i nostri contenuti.

Un blog o un blogger a cui ispirarsi?

Per i temi e il modo di scrivere direi Designboom, Dazed Digital, in Italia gli amici di FrizziFrizzi e BigChief, e poi Dezeen, SwissMiss, Minimalissimo, Fubiz.

Quali sono le voci delle statistiche di accesso che monitorate?

Non siamo troppo schiavi di Analytics e affini, però almeno una paio di volte al mese controllo come crescono i visitatori e sicuramente come vengono condivisi gli articoli di Polkadot.

Fate anche attività di personal branding o vi muovete solo come brand/blog?

Polkadot nasce come “redazione virtuale” e quindi cerchiamo di portare avanti e “vendere” il concetto di brand e di magazine online al di là dei singoli editors.

Come promuovete e avete promosso il vostro blog?

Si è promosso da solo…non abbiamo fatto un piano di marketing…abbiamo visto che col tempo si spargeva la voce… le persone ci contattavano con delle segnalazioni interessanti, molti si sono offerti per scrivere, per proporre articoli o il loro brand…ed ora sicuramente la soddisfazione maggiore è quando qualcuno ci scrive/dice che ci segue, ci conosce già da un po’, e apprezza lo stile di Polkadot…

Polkadot è l’arrivo o la partenza?

Se si pensa al potenziale, al numero di fruitori o editor che potrebbe avere, è la partenza, se guardiamo invece dall’altra parte, al fare qualcosa che ci piace, al condividere la nostra passione con altre persone, allora è l’arrivo.

Perché un brand dovrebbe contattarvi e perché invece non dovrebbe farlo?

Dovrebbe contattarci se è affine a quello che diciamo, alla nostra immagine, e vuole raggiungere delle persone assolutamente in target. Certo a un caseificio consiglierei di investire su un altro blog, ma poi non si sa mai…

Che background avete alle spalle?

Il più vario possibile. Tutti i collaboratori sono esperti o studenti degli argomenti che trattiamo: fotografi, designers, advertising manager e studenti d’arte, di moda e di marketing… anche se alla fine quello che portano su Polkadot è la propria passione, i propri gusti e ispirazioni, al di là del profilo professionale.

Grazie Polkadot!

9 giugno 2011 Manuel Daros