La prima parte si trova qui. Questo invece un pdf con l’intera case history.
Le penalizzazioni, i gravami da spam e il ticky-tacky SEO
Negli ultimi due anni le modalità con le quali Google ha erogato i cartellini (rossi e gialli, ban e penalizzazioni) sono mutate diverse volte, è imho c’è una logica stringente in questo.
Noi SEO cerchiamo sempre di prendere le misure al motore – per scopi più o meno nobili – ma il motore non vuole che gli prendiamo le misure. Ha un caratteraccio, si divincola, cambia comportamento.
Google ora non ti lascia più segni certi della penalizzazione, non c’è più un pattern secco individuabile (tranne che per il ban, ovvio). Ora ti sgonfia le gomme e ti lascia correre, ti dissangua lentamente e (non so se sia un’astuzia o un epifenomeno) ti lascia incaprettare da solo.
Se non sai di essere penalizzato tenderai a rafforzare il SEO delle pagine, scontrandoti facilmente con altre penalizzazioni (OOP, la sovraottimizzazione). Più ti dibatterai negli on-page e più rischierai di affondare nelle SERP.
Non più effetto sandbox, piuttosto effetto quicksand, per restare sulle sabbie (mobili).
La cosa ha anche altre implicazioni. Ad esempio se non sai quale nodo della matrice di link è certamente penalizzato non saprai più quale è certamente efficace. Sono le matrici di link (imho) il target principale di questa nuova forma di erogazione delle penalizzazioni.
Quando apparve l’evidenza della – 30 penalty (e poi della – 9xx) i SEO e webmaster più avveduti iniziarono a riconsiderare il problema dei link in uscita. La regola aurea era (ed è) che il motore ti considera responsabile in solido dei tuoi link in uscita, e quindi è cosa buona, giusta e fonte di salvezza stare molto attenti a chi segnali tramite un link.
Ma se in una matrice di link spam i nodi penalizzati sono agevolmente individuabili, la matrice potrà essere bonificata o aggiustata per prove ed errori, viceversa sarà molto più difficile e il format tenderà ad essere abbandonato perché inefficace, perché il rapporto costi/benefici sarà quasi sempre negativo.
Gli owner del singolo sito potranno sterilizzare per metodo col rel=nofollow, oppure controllare – a mano o tramite script – l’intero sito, o persino cambiare CMS, perché non puoi mettere continuamente patch e subire ugualmente attacchi SQL injection (vero PHPnuke?).
Ma l’owner di una matrice di link erosa da una penalizzazione lenta, silente e non individuabile cosa può fare, se non rivedere completamente l’approccio?
Quello che possiamo dire, qui e ora, è che la forma attuale delle penalizzazioni sembra definibile più come gravame che colpisce gruppi di parole chiave in base alla loro appetibilità, piuttosto che il sito in quanto tale. Come se Google ti mettesse uno zaino pesante sulle spalle, ma ti lasciasse comunque correre. Come se ti sgonfiasse le ruote, ma ti lasciasse gareggiare.
“Lo spam sta meglio in SERP, ma fiacco (oltre la terza pagina), piuttosto che dentro e fuori, dando continue chance allo spammer di migliorarsi e fare fine tuning”: così sembra ragionare oggi il principale motore di ricerca.
Conseguenze pratiche per i SEO? Molte. Ognuno tragga le sue. Vi dico quelle che ho tratto per me.
Una console:
Tre giochi famosi:
Due giochi famosi, a parola singola:
Tre parole chiave singole, contenute in nomi di gioco ma polisemantiche:
Andamenti simili sono stati riscontrati in tutta la coda lunga, che inizia a muoversi dopo il 5 agosto (con l’inversione della regola dell’advertising interstiziale) ma decolla in modo improvviso – e nel suo insieme – il giorno 20.
Quello che si dice un risveglio in piena regola, che vale in termini di traffico complessivo attorno a un +30% di visitatori unici.
Per chi volesse approfondire i cambiamenti delle forme di penalizzazione segnalo due thread:
Si ringrazia Multiplayer.it per aver concesso di trattare il caso pubblicamente, dimostrando così di possedere una webness non comune, che certamente sarà premiata dai motori di ricerca :-)
Si ringrazia lo spirito di Malvina Reynolds per il concetto di ticky-tacky
Little boxes on the hillside,
Little boxes made of ticky-tacky,
Little boxes, little boxes,
Little boxes, all the same.
There’s a green one and a pink one
And a blue one and a yellow one
And they’re all made out of ticky-tacky
And they all look just the same.