Il 19, 20 e 21 ottobre, grazie alla sponsorship di Gushmag, ho avuto l’opportunità di partecipare al Mashable Social Media Day, evento promosso da Eleonora Rocca che prende il nome dal famoso sito americano di technology trends Mashable, terzo blog più popolare al mondo. E se proprio c’è stato un trend da cogliere, si tratta di quello del “phygital marketing”. Ma cos’è? “Phygital” è una parola composta da Physical e Digital: con Phygital Marketing quindi intendiamo quelle attività tese a creare un ambiente in grado di costruire un tramite, un supporto che connetta il brand alle persone e viceversa. Sfruttando l’IoT, infatti, i device e le piattaforme sono in grado di creare relazioni online che vengono poi nutrite offline.
E così Milano e Talent Garden si sono colorate di rosa e nero per la terza edizione italiana di uno degli eventi di marketing più famosi a livello internazionale, portando persone da tutto lo Stivale per assistere agli speech di una classe dirigente giovane e nativa digitale, ma in grado di creare ponti e connessioni tra la realtà fisica e quella digitale.
La tre giorni aveva lo scopo di raggruppare in un unico contenitore gli argomenti di maggiore tendenza legati al social media marketing, per esploderli durante sessioni plenarie e workshop tesi a coinvolgere attivamente il pubblico.
“Never Seen Before Talks” era la promessa che è stata mantenuta; la passione per il digital marketing, l’innovazione e il mondo startup il fil rouge che ha collegato le giornate; ispirare, emozionare e creare un’occasione indimenticabile per fare networking di valore gli obiettivi.
Internet si mette al servizio delle persone attraverso le “cose”, migliorandone e semplificandone la vita offline attraverso dispositivi fisici. Le sveglie suonano prima in caso di traffico, le stanze di albergo si aprono con il cellulare, i vasetti delle medicine avvisano i familiari se si dimentica di prendere il farmaco, le applicazioni si rendono indispensabili per fare le commissioni di tutti i giorni. Tutti gli oggetti possono acquisire un ruolo attivo grazie al collegamento alla Rete.
Anche le piattaforme social cercano la loro direzione non solo per intrattenere, ma anche per condurre l’utente in un’esperienza a cavallo tra off e online.
Nella promozione di un post o nell’impostazione di una campagna su una pagina Facebook, saprete sicuramente che esiste la possibilità di scegliere quale obiettivo vogliate raggiungere:
A seconda del tipo di campagna più adeguata rispetto al vostro obiettivo, l’algoritmo di Facebook selezionerà quindi le persone in target più propense a compiere una determinata azione, sia essa l’interazione attraverso commenti, reazioni o condivisioni, sia essa la preferenza ad interagire in maniera privata tramite Facebook Messenger, che necessita di una risposta.
Attraverso la risposta privata, il potenziale cliente viene stimolato e compreso a tutto tondo. Molto spesso, infatti, alcuni clienti preferiscono avere una guida che li conduca fino all’acquisto e li rassicuri.
Facebook quindi sta probabilmente preparando il terreno per permettere ai brand di vendere direttamente da Messenger.
Il Customer Care diverrà anche Social Care.
Un’altra delle recenti implementazioni di Facebook abbraccia direttamente l’offline. Se, con la spinta all’interazione via Messenger, Facebook sembra voler garantire un canale di vendita online ai retailer, dall’altro lato vuole andare a coinvolgere anche chi in genere è più abituato ad acquistare in negozio fisicamente.
Per questo motivo, Facebook ha deciso di implementare una funzione specifica per attivare campagne targettizzate su queste persone: una sorta di re-marketing ibrido, un Pixel delocalizzato, per un’esperienza omni-canale.
Fonte: Veronica Gentili
Si sta concretizzando una feature molto particolare, che riguarda l’acquisto di beni di prima necessità. Negli USA, infatti, si sta implementando il pulsante “Start Order”, in accordo con i servizi di food delivery. Quello di Facebook è un ottimo mezzo per tutti quei brand che vengono un po’ penalizzati dall’e-commerce tradizionale perché necessitano di servizi di trasporto in real time, proclamandosi come piattaforma in grado di fare da ponte tra prodotto e servizio. In questo modo, Facebook si inserisce in una grossa fetta di mercato ancora poco esplorata, sfruttando i contenuti confezionati ad hoc dal brand.
Quante volte vi è capitato di visualizzare nel vostro news feed un post sponsorizzato di un particolare panino? Ecco: immaginate se poteste accontentare il vostro palato immediatamente, con un click, senza aprire nemmeno Google e senza uscire di casa. Non lo fareste?
Il problema delle Fake News su Facebook è molto sentito e spesso non è semplice da controllare. La libertà di espressione e condivisione se da un lato porta ad una democratizzazione positiva, dall’altro lato c’è chi se ne approfitta confezionando articoli e bufale al solo scopo di indignare un’utenza non sempre troppo attenta.
Datato è il caso Nestlé, risalente al lontano 2011. Manuela Kron, Digital Intelligence & Direttore Corporate Affairs del gruppo, spiega alla platea che un’utente, probabilmente preoccupata ed influenzata dal caso esploso in Francia, ha deciso di pubblicare sulla pagina Facebook di MIO un post nel quale condivideva con tutta la fanbase la decisione di Nestlè di ritirare un intero lotto di omogeneizzati alla banana, causa probabilità di pezzi di vetro rotti all’interno del vasetto.
In pochissimo tempo la situazione è sfuggita di mano ed il post ha ricevuto un’eco tale da intasare le linee telefoniche del customer care.
Nestlé non ha mai immesso sul mercato italiano un omogenizzato alla banana.
Stessa sorte nel 2014, quando la mala interpretazione dei livelli di Arsenico nell’acqua ha portato a travisare le parole del CEO di Nestlé, che sono diventate un caso social incredibilmente virale.
Da http://www.butac.it/la-nestle-lacqua-e-i-siti-da-boicottare/
Facebook pertanto, nell’ottica di offrire un servizio migliore alla propria utenza ed evitare questi problemi che si trasformano in vere e proprie crisi per i brand, annuncia un nuovo programma, The Facebook Journalism Project, specificatamente pensato per i giornalisti, che ha l’obiettivo di stringere il legame tra la piattaforma e l’industria delle notizie. Ancora una volta, il social network cerca di offrire un’esperienza totalizzante nel proprio spazio, andando a minare il mercato della carta stampata.
Non è più notizia il fatto che Facebook premi con la visibilità l’utilizzo di video, se e solo se gli stessi sono caricati nativamente sulla piattaforma e non rimandano altrove (YouTube, Vimeo, ecc.). Perché Facebook dovrebbe inserirsi in questo contesto, già presidiato da giganti come Netflix e Youtube?
Facebook è senza dubbio la piattaforma che ha raccolto più dati in assoluto sulla propria utenza: attraverso i like e gli interessi, l’algoritmo proprietario è in grado di restituire opzioni il più personalizzate possibili allo scopo di:
Facebook e Instagram sono sicuramente due tra le piattaforme più utilizzate per il product placement e l’influencer marketing in generale.
“Prima del digitale, però, è necessario far vivere i brand nel mondo reale, trasformando gli spazi in media e coinvolgendo più persone possibili, fisicamente”
Vanessa Lopes Alvares, LeDehors
Fonte: leDehors
Le connessioni emotive, la stimolazione sensoriale, la presenza sul posto imprimono un ricordo che spinge alla condivisione offline attraverso il word of mouth fino ad una distanza di 3 anni dall’accaduto.
È necessario quindi fare leva sulla creazione di eventi che stimolino la brand awareness e rendano l’utente partecipe in prima linea, non solo attraverso le fotografie dei blogger che più amano, ma con i suoi occhi, le sue mani ed il suo cuore.
Non solo: una recente ricerca di PwC mostra come i ragazzi delle Generazione Z (nati nella fascia 1998-2016, con particolare riguardo a coloro che oggi hanno tra i 13 ed i 16 anni) dichiarino di preferire fare acquisti in-store piuttosto che online. L’esperienza divertente, gli eventi, l’allestimento dello shop e l’interazione spontanea e fisica con il brand li appassiona, sebbene essi siano figli di un’epoca completamente digitalizzata, abituati all’uso della tecnologia sin dalle fasce.
In un mondo digitale (anzi: phygital) frenetico e in continua innovazione, vi è una sola certezza: non si finisce mai di imparare.
Dopo anni passati a parlare di digital trasformation, stiamo quindi assistendo ad un lieve ritorno alle origini.
I confini tra offline e online si stanno smussando fino ad intersecarsi, sfumando gli argini che per diverso tempo abbiamo ritenuto pilastri per far decollare il nostro (new) business.
È innegabile che sarà necessario, nell’immediato futuro, ripensare alle nostre strategie di digital (anzi: phygital) marketing considerando un target che ora come mai vuole sentirsi parte di un progetto e legato a doppio filo al nostro marchio.
“Il marketing è come una storia d’amore tra il brand ed il consumatore, e, come ogni relazione, devi riuscire a far sentire importante e speciale l’altro.”
Le ultime novità di Facebook parlano chiaro: una sola piattaforma per fare da ponte, per intercettare la persona giusta, per offrirle il servizio che sta cercando.
Tu, il tuo brand, i tuoi valori, la tua missione ad un click di distanza dal loro fisico, pulsante, cuore.