Primo resoconto dall’Emetrics Summit di Washington

La settimana scorsa sono stato a Washington per partecipare all’Emetrics Summit (16-18 ottobre) che rappresenta l’evento più importante sui temi della web analytics, promosso e organizzato dagli esponenti più in luce della Web Analytics Associations, tra tutti dal suo presidente Jim Sterne.
L’Emetrics Summit è l’occasione per seguire conferenze sulle ultime novità e sulle tecniche più innovative ma anche per conoscere e confrontarsi con altre persone che lavorano con la web analytics e con le aziende che operano nel settore.

Durante questi giorni ho avuto modo di confermare la mia convinzione che la situazione americana è molto più evoluta rispetto a quella europea: negli Stati Uniti la web analytics è considerata uno strumento indispensabile per accrescere il valore del canale web e come tale va affrontata con i giusti investimenti in termini di tecnologia e persone. Di più, la web analytics non è solo uno strumento ma una vera e propria funzione dell’azienda con degli obiettivi e delle procedure ben definite. Al punto che un ragazzo che ho conosciuto, web analyst di un’importante compagnia aerea, alla mia domanda su quanti nella sua azienda si occupassero di web analytics si è trovato quasi in imbarazzo nel dirmi che erano solo in tre (?!?).

Ho conosciuto di persona Jim Sterne e ho avuto l’occasione di fargli un’intervista, che riporterò in un prossimo post. Jim, alla mia domanda sulle differenze tra Europa e Stati Uniti per quanto riguarda la web analytics, mi ha risposto che gli americani sono fortemente attratti dalla tecnologia e dal progresso e vogliono essere i primi nell’innovazione, gli europei invece guardano a quello che fanno gli americani e se vedono che funziona lo fanno anche loro. Si, sono d’accordo.

Sono rimasto molto colpito dalle persone presenti all’Emetrics Summit. Ho percepito una gran voglia di condividere le proprie esperienze senza formalismi, arroganza o altri tipi di barriere ma in modo schietto e con la massima volontà di mettersi in discussione per accrescere la propria competenza.

Ho apprezzato molto la spontaneità degli speaker delle conferenze che invece di mettersi dietro ad un microfono a recitare la loro predica – come spesso succede in Europa – camminavano su e giù per il palco, facevano ridere, scambiavano battute con il pubblico animati solo dalla passione per il loro lavoro.
Gli americani manifestano in recitazione e teatralità quello che gli europei manifestano in formalismo e vanità.

Tra gli argomenti sulla cresta dell’onda, l’analisi multivariata, una metodologia che permette di valutare quali sono gli elementi di una pagina che garantiscono i risultati migliori.
Brett Crosby, senior manager di Google Analytics, ha annunciato il lancio di Optimizer una piattoforma gratuita per eseguire l’analisi multivariata. Un ragazzo che lavora per un’importante azienda di recruitment mi ha detto che con l’analisi multivariata è riuscito a migliorare del 90% le prestazioni di una pagina nel funnel della conversione.

Altro argomento molto discusso sono state le survey cioè l’uso di questionari da sottoporre agli utenti di un sito per raccogliere informazioni sulla loro esperienza di navigazione.

Conto comunque nei prossimi post di approfondire entrambi questi argomenti.

Negli Stati Uniti, l’analisi dei risultati del sito è un’attività strategica e per questo deve essere eseguita con molta precisione. A tal scopo viene spesso fatto ricorso agli strumenti della statistica per fare previsioni future sul comportamento degli utenti o per valutare l’usabilità del sito.

Molto interessante anche l’attenzione per quello che viene chiamato Web 2.0 che richiede il passaggio da un web analytics basata sulle pageview (pagina vista) ad una web analytics basata sugli eventi generati dell’utente sull’interfaccia. In una conferenza è stato trattato in modo approfondito il problema del tracciamento dei siti programmati in AJAX.

Molta enfasi è stata posta inoltre sul carattere proattivo della web analytics, che non deve limitarsi a rilevare i comportamenti degli utenti del sito ma anche definire le giuste azioni che permettono di raggiungere gli obiettivi fissati. Si innesca in questo modo un circolo di analisi – azione per valorizzare in modo incrementale il valore del canale web.

In questi tre giorni ho anche avuto modo di fare un veloce salto nel centro di Washington: è una città che consiglio di vedere ma solo se ci si trova già in America, la città in sè non merita secondo me una lunga permanenza, la gran parte dei monumenti è un copia-incolla del nostro stile classico, è una città che è stata pianificata a tavolino …si vede. Ha comunque il fascino della capitale di spessore e ovviamente si respira ovunque lo stile americano.

24 ottobre 2006 Mauro Canzian