L’innovazione è stato il tema centrale del World Usability Day di quest’anno. Filo conduttore emerso in maniera diretta e indiretta da molti speech. Accanto all’innovazione c’è l’usabilità che deve favorire ed è favorita dalle connessioni che si creano nel percorso di progettazione ma anche nella fase di fruizione del servizio. Connessioni quindi che (sup)portano al(l’) innovazione.
Tutti i talk meriterebbero un approfondimento ma riportarli singolarmente, approfondirli e dettagliarli in un post sarebbe impossibile. Tantissimi spunti interessanti sono emersi e poche battute di un articolo non sono sufficienti. In questo post però cercherò di dare una mia visione e interpretazione molto sintetica dell’evento di giovedì scorso addentrandomi nei tre temi centrali della giornata: l’usabilità, l’innovazione e le connessioni.
Credits Foto: Parco Leonardo e #WUDrome2015, Facebook
Nell’intervento iniziale, Carlo Frinolli ha raccontato 10 anni di WUD in 10 anni di innovazioni. Nella sua narrazione ha sottolineato come essere connessi con gli utenti è importante. Progettare tenendo presente per chi progettiamo è il punto di partenza e di fine di un percorso di design usabile, efficace e innovativo.
A seguire Federico Badaloni ha parlato di relazioni, compresenza, funzioni, esperienza e connessioni. Innovare è architettare relazioni. Due entità entrano in relazione perché sono in compresenza. Ma sono compresenti grazie ad una connessione. Noi progettiamo il modo in cui le persone si connettono e chi innova deve chiedersi e farsi domande diverse sulle connessioni.
Matteo Moretti ha raccontato la sua esperienza di ricerca e il caso studio della Repubblica Popolare di Bolzano. Nel suo intervento ha raccontato come la tecnologia, il design e il giornalismo possono aiutare a connettere comunità distanti tra loro ed abbattere pregiudizi e luoghi comuni.
Pier Paolo Bardoni ha parlato di Internet of Things come connessione tra sistemi, tra persone e persone e tra persone e interfacce. Un mondo sempre più tecnologicamente denso di relazioni e connessioni.
Paola Bertoletti ha parlato di illuminazione cittadina come mezzo che connette l’infrastruttura tecnologica con le persone, che invoglia le persone a vivere “la piazza” ma allo stesso tempo a plasmare e a riconciliare relazioni smarrite nel tempo.
Giorgio Guardigli e Giancarlo Ghezzi hanno raccontato la loro esperienza nella progettazione di un homebanking in cui usabilità e design con gli utenti sono stati fondamentali per connettere i bisogni reali delle persone con lo sviluppo dell’online banking.
Claudio Beatrice invece ha connesso importanti aspetti della progettazione e dello sviluppo di interfacce digitali di successo. Ha proposto soluzioni che sostengono DEVUX, approccio che mette in collegamento e in connessione sviluppatori (DEV) e designer (UX). Approccio già utilizzato da anni in TSW e che vivo ogni giorno sulla mia pelle.
Maurizio Boscarol ha raccontato come porre le domande giuste aiuta a capire se il nostro lavoro soddisfa realmente i bisogni degli utenti.
Giulio Calvani e Bruno Restuccia, provenienti dal mondo della tv, hanno parlato del progetto TheLand, un social che cerca di connettere memorie individuali e collettive con luoghi e spazi dimenticati e non raccontati nella rete.
Infine Raffaella Roviglioni ha parlato di innovazione come effetto collaterale di una progettazione fatta bene, ovvero in cui l’ascolto attento degli utenti porta a focalizzarci sull’usabilità e la ricerca, vera “miccia” che innesca l’innovazione.
Come in un sogno, un treno mi ha ri-portato alla realtà (e in aeroporto) perdendomi parte dell’ultimo intervento.
Ogni giorno in TSW affrontiamo il tema dell’usabilità dei touchpoint, dell’innovazione e delle connessioni. L’usabilità permette, aiuta e favorisce le connessioni armoniose e funzionali tra utenti, tra utenti e prodotti, e tra sistemi tecnologici. E tutto questo porta all’innovazione.
Un ringraziamento e i miei complimenti vanno a Nois3 per la qualità degli speech e per aver organizzato una giornata ricca di spunti, riflessioni e che aumentano in maniera smisurata la cassetta degli attrezzi di uno UX designer.