Quanti scimpanzè avete perso di vista oggi? L’attenzione selettiva

L’attenzione è quel processo mentale che permette di elaborare una parte limitata d’informazioni del nostro mondo, selezionandola dall’enorme quantità di stimoli che ci circondano. Le risorse cognitive di un individuo sono limitate e riuscire ad elaborare solo le informazioni rilevanti è un meccanismo che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Evoluzionisticamente parlando, permette di aumentare le probabilità di sopravvivenza. Nel mondo animale, identificare un predatore (o una preda) in tempi ridotti consente la messa in atto del comportamento più efficiente (attacco o fuga).

che animale vedi? Attenzione selettiva

Il processo che stiamo affrontando si definisce attenzione selettiva. L’orientamento dell’attenzione può essere volontario, in base a  scopi, intenzioni e aspettative o automatico, come nel caso di stimoli improvvisi o inattesi dotati di elevata salienza percettiva (es. un forte rumore). Nel quotidiano questo meccanismo rimane implicito nei nostri automatismi. È una modalità automatica che funziona sempre, ma che è influenzabile.

Quando l’autore Martin Handford in Where’s Wally ci chiede di individuare il protagonista in un ambiente creato ad hoc, sta di fatto influenzando il nostro comportamento. Se accettiamo di partecipare, cercheremo solo le informazioni congruenti con i nostri obiettivi e rifiuteremo tutto il resto. Nel caso sottostante dedicheremo poca attenzione alla parte di mare (troppo blu rispetto al protagonista) e ci concentreremo sulla fascia centrale (molto fitta di informazioni), fermo restando un tentativo di ricerca e di processazione di molti stimoli.

trova il protagonista attenzione selettiva

L’avete trovato? Io non ancora.

Quando l’architettura informativa è densa di informazioni, identificare ciò che ci serve, anche se è molto specifico, può essere complicato. Provate a pensare: se questa fosse la struttura del vostro supermercato? Come sarebbe la ricerca di un prodotto specifico? La definirei piuttosto complessa, e soprattutto non particolarmente gradevole, in caso di fretta. Provate ad immaginare se invece fosse la struttura di un ospedale. O dell’architettura informativa di uno svincolo di una statale. Le conseguenze sarebbero davvero deleterie.

Simons e Chabris hanno dimostrato diversi anni fa gli effetti pratici di questo fenomeno cognitivo nell’esperimento sottostante (se volete procedere all’esperienza senza essere eccessivamente condizionati, guardate ora il video).

Riuscite a contare quanti passaggi fa la squadra bianca?

Il 46% degli osservatori non ha notato l’evento inaspettato, ovvero il moonwalk del gorilla. La caratteristica principale della cecità inattentiva è che con l’aumentare della concentrazione nel compito decresce la capacità di osservare eventi non attesi. Che traslato nel nostro quotidiano significa che se sono convinto che il sale si trovi vicino alle spezie, cercherò le informazioni relative al contesto “spezie”. E potrei passare davanti al sale diverse volte senza vederlo se sono convinto che non possa trovarsi in altri scaffali.

Comprendere questi meccanismi costituisce di fatto un fondamentale ambito di miglioramento dell’esperienza dell’utente. Rendere usufruibile le risposte alle esigenze degli utenti è il modo più semplice di riuscire a soddisfare i propri clienti. Il marketing è consapevole di quanto importante ed affascinate sia questo fenomeno. A tal proposito infatti, viene utilizzata l’esperienza stessa di novità e curiosità per sponsorizzare un prodotto. Provate a dare un’occhiata allo spot della new ŠKODA Fabia (2015). Potrebbe sorprendervi piacevolmente.

E ora che l’avete visto vi chiedo:

“Avete visto lo scimpanzè?!” Quanti scimpanzè avete perso di vista oggi?

5 settembre 2016 Christian Caldato