In “Buono, Pulito e Giusto” Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, ha scritto:
«Il cibo è ben più che un semplice prodotto da consumare: è felicità, identità, cultura, convivialità, nutrimento, economia di territorio, sopravvivenza.»
Nello stesso alveo si pone la prospettiva di Christian Carniato con il suo Manifesto per la sesta W che è WITH, per un nuovo approccio al marketing e al modo di fare business.
«Rivendicare il Buono è tutelare il diritto al piacere nel rispetto delle differenti culture: stiamo parlando di felicità.
Pulito è rispetto della Terra, degli altri e di se stessi: lavorare perché la sostenibilità sia praticata da tutti è un’altra parte della nostra missione di civiltà.
Giusto è la misura della gratificazione per chi produce e chi si nutre, il senso del limite. È un impegno politico che serve a migliorare la qualità della vita di tutti.»
Petrini non parla solo di cibo, ma di cultura e di umanità, così come Carniato non parla solo di esperienza digitale (che differenza si può davvero significativamente fare oggi?), ma di qualità della vita e ascolto delle persone. Il movimento “slow” si contrappone al “fast” per riportare cultura, che è intrinsecamente innovazione di tradizione, e valori al centro. Così come l’ascolto propugnato da TSW (The Sixth W appunto) deve estendersi ed essere considerato un approccio alla vita e al lavoro che intende riportare l’obiettivo dal profitto al valore. Entrambi gli approcci se vogliamo sono contro una cultura d’impresa che la considera “sana” se è in grado di generare un abbondante e “ricco” profitto, mentre il vero indicatore deve essere il valore aggiunto, che si ritrova nella vita delle persone, nella struttura aziendale e nel benessere sociale, e si riverbera infine positivamente sugli azionisti.
Il modello di ascolto che con TSW porta avanti utilizza protocolli e metriche quanti-qualitative per ristabilire una relazione con le persone e una cura della qualità della loro esperienza.
Quello di TSW, che nasce dal mondo del digitale, non è un invito a staccare la spina dalle nostre vite cablate, o un disconoscimento del valore dell’innovazione o della tecnologia, ma un impegno a riappropriarsi dei nostri valori, a riconnettersi con le persone e a prendersi cura del valore della loro esperienza.
Il lavoro che facciamo è ben più di solo routine, stress, urgenze o checklist da riempire, come il prodotto o il servizio che sta al cuore del nostro business non nasce e muore con se stesso ma si connatura con le persone alle quali è rivolto e trae da loro il proprio senso e ragion d’essere. Le persone alle quali il prodotto si rivolge sono ben più che target, utenti o clienti, e la riconnessione con queste e il ripristino di un rapporto di relazione può generare solo esperienze migliori, ovvero più semplici, naturali ed appaganti.
Nei termini di sopra: più adeguate, consone e belle, e quindi buone, più vicine, sostenibili e iterative, e perciò pulite, e infine più motivate, profondamente ed eticamente sentite, e quindi giuste.
Il WITH, quel CON, ovvero insieme alle persone, che si legge nel manifesto di TSW, è perciò, prendendo a prestito le parole del presidente di Slow Food, a sua volta: felicità, identità e cultura. La ritrova, la riporta e la riafferma in un contesto dove le prospettive a breve termine o “fast” devono lasciare il passo alla relazione e alla comprensione di e con le persone.