Analisi del comportamento degli utenti: occhiali eye tracking e shopping experience

Una doverosa premessa: chi scrive è un portatore sano di lenti e montatura da circa 15 anni, posso quindi considerarmi un esperto del tema.

Dunque, a cosa servono un paio di occhiali? Scendiamo nel dettaglio.

  • Ci aiutano a distinguerci: gli occhiali, è risaputo, conferiscono a chi li indossa un certo carattere, un’aura di mistero e l’inalienabile diritto a non essere colpiti in viso.
  • Nascondono i difetti della vista: senz’ombra di dubbio gli occhiali sono i migliori alleati di chi ha avuto la sfortuna di incappare in una precoce mancanza di diottrie.
  • Riposano gli occhi: leggere è faticoso. Oltre alla necessaria concentrazione, sforziamo anche tutto l’apparato visivo. Specie quando ci soffermiamo a lungo sulla descrizione delle proprietà del nostro dentifricio. Ma ci sono loro: i nostri occhiali da riposo, che distendono e rilassano i nostri malandati occhi.
  • Ci proteggono dal sole: dopo due settimane di pioggia, finalmente il sole. L’unica cosa che ci mette al riparo da una cecità temporanea sono un paio di occhiali bruniti. Che, oltre ad essere utili, sono spesso belli da indossare e dissimulano i sintomi di un hangover.

 

E cos’altro possono fare degli occhiali?


Nel video: un esempio della prima parte di un’analisi della shopping experience. Una persona che indossa i Tobii Glasses Pro 2 è alle prese con l’acquisto di un ticket in una biglietteria automatica.

I Tobii Pro Glasses 2 ci consentono di analizzare il comportamento degli utenti

Suona strano? Difficile a crederci?

È tutto vero. Utilizzando un paio di Pro Glasses 2, l’ultimo dispositivo di eye tracking indossabile di casa Tobii, è assolutamente possibile condurre studi qualitativi e quantitativi sull’esperienza utente in contesti d’uso reali, prima di tutto in negozio e nella visione di spot pubblicitari.

Installati su una leggerissima montatura, del peso di 40g, i sensori di eye tracking permettono di valutare con precisione dove stia effettivamente guardando l’utente all’interno del suo campo visivo, circa 160° in orizzontale e 70° in verticale.

Grazie ad una telecamera frontale e ad un microfono, anch’essi inseriti sulla montatura, i Tobii Pro Glasses garantiscono uno stream video live dell’esperienza di fruizione di spazi, informazioni, oggetti ed interfacce. Per analizzare efficacemente la shopping experience e il comportamento degli utenti in un negozio.

utente che indossa tobii glasses pro

Le opportunità che questa tecnologia offre alla User Experience sono enormi, e TSW non poteva certo mancare l’occasione di inserirla stabilmente nelle sue metodologie di test con utenti.

Le caratteristiche non invasive di questo wearable eye tracker unite alla possibilità di effettuare un’osservazione diretta del comportamento degli utenti, ci permettono di valutare l’interazione delle persone con:

  • sistemi ed interfacce digitali inseriti in contesti reali – biglietterie automatiche, ATM, distributori
  • sistemi di informazione ed orientamento all’interno dei negozi
  • etichette e informazioni a corredo dei prodotti posti su scaffali, corner e spazi espositivi.

 

Come usiamo i Pro Glasses 2 in TSW

Con i Pro Glasses 2, in TSW studiamo:

  • il comportamento dei clienti all’interno di negozi o spazi destinati alla fruizione di informazioni e servizi, come i musei
  • i focus di attenzione durante l’esperienza di shopping
  • l’efficienza della disposizione dei prodotti sugli scaffali
  • il comportamento di gruppi di utenti posti di fronte a layout differenti di scaffali
  • l’esperienza collegata al package di un prodotto.

 

Grazie all’estrema leggerezza e facilità di utilizzo, gli eye tracker indossabili espandono le opportunità di effettuare test sulla interazione con device mobile, come smartphone e tablet.

In tutti questi casi siamo in grado di effettuare analisi dell’esperienza in tempo reale, analisi dei video dell’interazione e dei dati di eye tracking estraibili:

  • heatmap – cosa ha attratto l’attenzione degli utenti durante l’acquisto di un prodotto in uno store? quali informazioni rilevanti non sono state viste?
  • gaze plot – in quale sequenza l’utente ha guardato, valutato e poi acquistato i prodotti su uno scaffale?
  • aree di interesse – quali sezioni dell’interfaccia digitale o dello scaffale sono state viste per prime? dopo quanto tempo? per quante volte?

 

Valutare e migliorare l’esperienza utente non è mai stato così “reale”.

26 novembre 2015 Luca Rodighiero

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TAG: neuromarketing eye tracking retail analysis