Community è il futuro di Company : #MDay17

Parlare di condivisione, comunità e senso di appartenenza senza rischiare di apparire un santone o un convinto e fervente religioso – o politico di altri tempi (o peggio, un socio MARKETERs convinto) – è una grande sfida. Ma forse, oggi, è più facile rispetto al passato. La comunicazione digitale ce lo insegna ogni giorno, e ha fatto in modo che la condivisione potesse divenire un gesto facile e alla portata di tutti.

Il MARKETERs club è un club studentesco nato 5 anni fa, ed è la perfetta dimostrazione di cosa sia una comunità. Giovani ragazzi che mettono tutta la loro passione nello stare insieme, per costruire qualcosa, nell’organizzazione di un evento. Il MARKETERs Day si è tenuto venerdì 16 giugno, in una calda e umida giornata veneziana.

Gushmag era media partner dell’evento, e così ci siamo ritrovati immersi nello spirito giovane e frizzante del club. 4 ospiti, una giornata intera, varie pause caffè: tutto ciò che uno studente a fine sessione vuole prima di iniziare le vacanze che dureranno tre mesi.  Ma veniamo agli ospiti: 4 speech di livello che hanno saputo regalare un’immagine a tutto tondo del mondo delle community del 2017.

Rockin’ 1000: i segreti dell’impresa dei mille che hanno imparato a volare

Primo ospite nell’ordine è stato Rockin’ 1000, con il fondatore e general manager Fabio Zaffagnini e Mariagrazia Canu, nel ruolo di Head of PR and Press Office, che ci hanno raccontato l’avventura nell’organizzare un evento che ha visto 1000 musicisti suonare, tutti assieme, senza budget, fino a diventare una vera e propria community, proponendosi con concerti ed eventi.

Facebook, la più grande community al mondo

È stato poi il turno di Paolo Picazio di Facebook. Il social network per eccellenza è la community digital più grande al mondo, contando su 1,9 miliardi di persone iscritte e circa 1,2 attive. Ma come si fa ad essere una community così grande? Le linee guida identificate dal colosso di Zuckerberg sono cinque:

  • Be supportive, supportare i gruppi di persone che condividono qualcosa tra loro
  • Be safe, permettere a Facebook di diventare un posto sicuro, in cui comunicare se si è in pericolo – è il caso del safe check
  • Be Informed, limitando il diffondersi di fake news, integrando tecniche automatizzate di fact checking
  • Civily engaged, permettendo una comunicazione tra – per esempio – personalità politiche e persone
  • Be inclusive, essere un grande contenitore, rispettando tutti – curioso il caso portato da Picazio: Saltabae ha avuto un grandissimo successo globale, tuttavia è stato cercato di rispettare chi si potrebbe sentire ferito (in India, per esempio, il vitello è un animale sacro)

Facebook, al fine di godere del suo potere, deve continuare a preservare questi cinque punti, cercando sempre più di essere un luogo in cui la gente vuole “stare”. Il motivo, non poi tanto nascosto, è che il 98% dei ricavi della piattaforma provengono dalla pubblicità. Banalmente, senza audience – in questo caso “community” – non ci può essere pubblicità.

Harley Davidson, una community di sognatori

Il terzo ospite è stato un simbolo a cui si fa sempre riferimento quando si parla di brand community in management: Harley Davidson. Giacomo Marzoli, Marketing Manager Italia della casa motociclistica iconica, ha spiegato perché Harley sia una vera e propria comunità e il più grande club di motociclisti al mondo. Acquistare una Harley non è infatti il punto di arrivo per un acquirente, ma solo l’inizio di un’avventura. È come il biglietto per uno spettacolo, che ti permette di entrare a far parte di un gruppo, con cui si può condividere una passione. “È solo l’inizio del sogno”.

Il marketing non si basa su prodotti, ma su valori condivisi

Fil rouge dell’evento è stato proprio questo fattore. Il prodotto non è l’unica cosa che si vende, ma piuttosto, alla base di esso, per far sì che funzioni, deve esserci una comunità di persone che condivide gli stessi valori. Accade con Harley, come con Facebook. E in maniera leggermente diversa anche con Rockin’ 1000 e Slim Dogs.

La diversità di questi due casi risiede nel fatto che la creazione di una community è stato un fattore collaterale alla creazione di un prodotto-servizio, ma che è stata successivamente abbracciata e divenuta elemento di forza. Zaffagnini voleva creare un evento pazzesco, per far sì che i Foo Fighters venissero a suonare nella sua città, mentre i ragazzi della Slim Dogsil quarto ospite – hanno sempre e “solo” voluto fare video, ma non si sarebbero aspettati che il loro pubblico riuscisse a condividere ed avvicinarsi così tanto a loro.

L’azienda diventa comunità

In un certo modo, un’azienda diventa una vera community se non distingue “chi vende” con “chi compra”: tutti diventano un unico, una comunità, persone che condividono valori. È il caso della nuova proposta di Apple, da sempre antesignana delle tendenze di marketing, che con il proprio nuovo concept di negozio-spazio pubblico di intrattenimento, cultura e divertimento, rivoluziona i propri store. Un luogo per le persone, prima che un luogo di acquisto. È proprio attraverso la costruzione di uno spazio per le persone che si costruisce una comunità, come in un grande disegno architettonico, progettando e pensando per le persone che lo useranno.

Unire la dimensione del consumatore a quella del venditore è l’obiettivo di ogni azienda che vuole vedersi fiorente nel futuro: per questo la tematica della community è così importante. Basarsi su dei valori forti, che contraddistinguano il brand, non solo a parole, ma con i fatti, è la condizione base affinché le “persone” possano essere parte di quella realtà.

Oggi siamo dei semplici consumatori, ma domani saremo molto di più.

Ecco cosa ci ha insegnato MARKETERs. Costruire qualcosa insieme. Consumatori e venditori, attori e pubblico, ospiti e ospitati, una dimensione collaborativa in cui vincono tutti, e in cui tutti si portano a casa qualcosa. Un oggetto, un servizio, o semplicemente una lezione.

23 giugno 2017 Carlo Moras