L’importanza del tone of voice per i social media al #SMStrategies

Lo scorso venerdì 4 novembre siamo stati al Social Media Strategies di Rimini, un evento dedicato al mondo della comunicazione digitale, che ci ha dato l’occasione di spaziare – grazie agli speech di professionisti del settore – tra argomenti di social media marketing e content marketing.

È emerso da subito come l’approccio da intraprendere, prima di impostare una qualsiasi strategia di comunicazione, sia sempre e comunque quello dell’analisi: dello scenario dei competitor, del mercato in cui opera il brand e degli utenti a cui ci si vuole rivolgere.

Le persone sono al centro dei social media: come scegliere il tone of voice adatto?

William Sbarzaglia ci ha spiegato come tutto debba essere pensato mettendo al centro la buyer persona e come l’obiettivo debba essere rivolto ad essa.

Scegliere il tone of voice adatto per i social media

Ha concordato con questo tipo di approccio anche Valentina Falcinelli di Pennamontata, secondo la quale, dopo un’analisi di scenario svolta su pochi e mirati competitor indicati possibilmente dal cliente – chi infatti può conoscere meglio del cliente i propri concorrenti? – bisogna necessariamente lavorare sulla personalità della marca: per colpire il target del brand dobbiamo conferire ad esso una personalità. Ma come?

Attraverso le parole, con il tone of voice. Sulla base del registro linguistico che usiamo su tutti

i canali – coerentemente rispetto al canale – trasmettiamo al pubblico i valori e l’identità del brand: le aziende vanno trattate proprio come delle personas.

Analisi Scenario Social Media

Un approfondimento dello speech di Valentina Falcinelli si può trovare in questo articolo di Gushmag.

Individuato quindi il target a cui rivolgerci e il tone of voice più appropriato per descrivere la personalità del brand, possiamo procedere con la redazione dei contenuti.

Come creare contenuti di valore per i social media

Bando alle banalità per Alessandro Mazzù, che ci ha spiegato come ormai gli utenti siano assuefatti da contenuti banali e superficiali: a chi interessa ancora rispondere a call to action di scontistiche e offerte? Non è sul prezzo che dobbiamo impostare la strategia, ma sul concetto di Youtility: se vendi un prodotto acquisti un cliente ma se aiuti un cliente ottieni un cliente a vita. Fidelizzare: è questo che la nostra strategia deve fare.

Quindi, che tipo di contenuti devo produrre?

  1. UTILI. Contenuti non scontati o superficiali: una pagina di customer care o un forum ben gestiti sono aiuti concreti per il cliente che troverà la risposta ai suoi quesiti;
  2. UNICI. Non bisogna fermarsi alla superficie ma andare in profondità, offrendo un contenuto introvabile da qualunque altra parte;
  3. PERSONALI. Contenuti pensati per un pubblico specifico: un contenuto non va bene per tutti ed è pertanto necessario conoscere il proprio pubblico e produrre contenuti per esso;
  4. SPECIFICI. I contenuti di valore sono sempre tematizzati, non generici;
  5. GRATUITI. Devo regalare il contenuto, non “ricattare” il cliente rendendo disponibili i contenuti solo a patto che compia una certa azione (es. “Inserisci i tuoi dati per poter scaricare”);
  6. FACILI DA CONSULTARE. Il cliente deve individuare velocemente quello di cui ha bisogno;
  7. DUREVOLI. Tutto deve essere aggiornabile così che l’utente abbia a disposizione contenuti sempre validi;
  8. CONDIVISIBILI. Il contenuto deve poter essere condivisibile in rete.

 

Ci offre un approfondimento specifico sui social media e su come redigere dei “buoni copy” Carlotta Carucci, speaker al SMStrategies il 3 Novembre, intervistata da Gushmag.

Una volta stesi i contenuti,  qual è il modo migliore per veicolarli sui social?

L’interessante workshop su Facebook tenuto da Emilio Bonura ci ha insegnato l’importanza di immedesimarsi nel processo d’acquisto dei clienti,  inseguendo e sfruttando i loro bisogni latenti.

Facebook advertising

Facebook sta agendo sempre più nella direzione di diventare una piattaforma completa e totalizzante, nella quale l’utente possa trovare tutto ciò che gli serve (notizie, prodotti, divertimento) senza dover avere mai l’esigenza di uscire. Ed è già a buon punto in questo senso: molti al mattino appena svegli lo consultano, apprendono notizie di varia natura e interagiscono con gli amici. Ad oggi, infatti, sono 1,09 miliardi gli utenti attivi su Facebook su base giornaliera.

Per incentivare ancora di più il fenomeno, Facebook sta cercando di rendere l’esperienza all’interno della sua piattaforma positiva e soddisfacente per l’utente facendo in modo che non debba mai sentire l’esigenza di cercare altrove: le emoji delle Facebook Reactions sono dei veri e propri algoritmi che agiscono allo scopo di fargli provare un’esperienza positiva. Per esempio, se l’utente clicca sulla faccina triste più volte, Facebook cerca di mostrargli più informazioni positive per contrastare l’esperienza negativa che sta avendo in quel momento.

Sono molti gli strumenti che il canale ci mette a disposizione per aiutarci a capire i bisogni latenti delle persone, a cominciare dai dati di insight, che ci permettono di avere un’idea chiara su qual è il nostro traget e cosa cerca, dandoci la possibilità di selezionare e scremare in modo estremamente preciso la fetta di utenti a cui ci vogliamo rivolgere.

Va fatta però una considerazione: Facebook esiste grazie a Facebook ADS; è impensabile gestire una pagina aziendale senza investire un budget media in advertising.

Affrontiamo, infine, con Simone Bonavita anche le tematiche inerenti gli aspetti legali che concorrono alla redazione di una efficace strategia di marketing, a cominciare dalla privacy. Nel momento in cui una digital agency inizia a fare, per esempio, ADV su Facebook, avendo accesso a dati sensibili degli utenti, deve poter operare nel modo più sicuro: a questo serve la figura del privacy officer, un esperto in materia che tutela l’agenzia, evitandole di incappare in cause legali e sanzioni del garante alla privacy che possono arrivare anche fino al 4% del fatturato mondiale totale annuo.

La privacy nel web

Il Social Media Strategies nel complesso ci ha permesso di toccare a 360° il mondo della comunicazione digitale, offrendo una panoramica che stimola ad approfondire i temi di nuovo interesse.

Segnaliamo anche l’interessante speech del 3 Novembre di Valentina Vellucci su “Food e social media”, di cui ci parla Gushmag in questo articolo.

11 novembre 2016 Francesca Mengato

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