Luoghi aperti per trovare e dare ospitalità ai vissuti delle persone

Cari ospiti, benvenuti sul nostro sito!

 

Sì, perché anche se siamo sul web, si tratta di una questione di ospitalità, non di hosting.

Le persone che entrano nella nostra home-page (pagina casa appunto), potremmo considerarle, e in molti lo fanno, come utenti unici, visitatori occasionali o abituali, ma per noi proprio perché è una home, sono ospiti.

Il termine ospite deriva dal latino hospes e, così come allora, anche in italiano ha un duplice significato: si riferisce sia a chi dà ospitalità (un ospite premuroso) sia, più comunemente, a chi la riceve (un ospite gradito).

Ospite in origine è il ‘padrone di casa’ che dà ospitalità al ‘forestiero’, che, a Roma o ad Atene (la parola greca era xénos), non era uno ‘straniero’ in generale, né tanto meno un ‘nemico’, ma uno ‘straniero al quale erano riconosciuti pari diritti a quelli dei cittadini’.

Sta di fatto però che i rapporti che si istauravano tra chi accoglieva e chi era accolto erano così stretti – legati anche al fatto che chi era ospitato si impegnava a sua volta a ricambiare l’ospitalità – che ospite ha indicato anche la persona accolta in casa d’altri. La reciprocità del patto di ospitalità è dunque all’origine del doppio significato della parola ospite.

La stessa parola simbolo (dal greco syv-ballein, con-giungere) ci riporta al concetto di ospitalità, in quanto in origine rappresentava la tessera di ospitalità. Non una tessera di fedeltà (si fa per dire) plastificata da conservare dispersa fra le altre in un portafogli, ma era un coccio spezzato in due parti combacianti grazie alle quali appunto gli ospiti si riconoscevano anche dopo generazioni.

Il legame di uguaglianza, reciprocità e di mutuo scambio duraturo che si stabilisce tra “ospiti” così intesi, e l’aspetto simbolico della riconnessione, del ri-congiungimento fra persone in un luogo fisico, che assomiglia a, o sta simbolicamente per, una casa, sono i tratti che ci interessano davvero quando portiamo qualcuno a vivere un’esperienza nei nostri laboratori.

Vale per noi, che ospitiamo le persone e diamo loro gli strumenti (le tecniche e le tecnologie) e gli interpreti (i ricercatori e gli experience designer) per la riconnessione, ma anche per l’azienda partner che è nostra ospite nei laboratori e lì ospita i suoi utenti o clienti.

Si tratta alla fine per tutti gli attori coinvolti “semplicemente” di questo: vivere consapevolmente, o acquisire per via diretta maggiore consapevolezza di ciò che davvero costituisce la relazione, e il vissuto con un brand o i suoi prodotti o servizi, per migliorarne l’esperienza, per portarla ad essere sempre più semplice, naturale e appagante.

A questo proposito abbiamo una cosa importante da donare a te (ancora più che all’azienda per la quale oggi lavori), come ospite e professionista che si occupa di generare esperienze, auspicabilmente piacevoli, fluide e vere: una giornata per vivere un’esperienza diretta nei nostri laboratori.

Non si tratta di un “porte aperte” commerciale, ma è solo l’inizio di un movimento che è scritto nei tempi e nei fatti. Perché:

  1. Tutti hanno diritto di sapere come si progettano e si creano esperienze utili, piacevoli e naturali. Che rendono le cose più semplici e fanno incontrare la bellezza nella vita di tutti i giorni.
  2. Tutti dovremmo avere luoghi aperti dove imparare a creare esperienze migliori per tutti. Dove vivere, leggere, interpretare opinioni, comportamenti ed emozioni.

Per noi, le parole scritte nel Manifesto della Sesta W, che è il With, significa con le persone e dà il nome alla nostra azienda, non sono lettera morta, ma verbo e ispirazione per le nostra attività e azioni concrete di ogni giorno.

Meglio avere come riferimento l’umanesimo rinascimentale o addirittura un’aristocratica antichità piuttosto che il medioevo materialistico in cui abbiamo vissuto in questi ultimi anni e che per fortuna, anche grazie alla polverizzazione tecnologica, sta volgendo al termine per riportare un rinascimento delle coscienze e dei valori.

In TSW ci siamo resi conto che la verità delle parole, il valore dell’approccio o di questo stesso messaggio, non sono così immediate e dirette quanto l’esperienza personale e la riconnessione a vissuti individuali che si possono realizzare in un momento di contatto.

Per questo, se hai un progetto digitale da testare o l’interesse ad analizzare la qualità dell’esperienza vissuta con un’interfaccia, possiamo aprirti il nostro laboratorio di Treviso per un confronto diretto, mediato solo dai nostri facilitatori (che possono essere considerati come dei traduttori), con le persone che ogni giorno visitano il “tuo” sito o si interfacciano con la “tua” app, entrano nel “tuo” negozio o utilizzano un “tuo” servizio, usano il “tuo” prodotto o si relazionano on-line con il “tuo” brand…

Noi di TSW, dopo più di vent’anni di esperienza nel digital marketing, abbiamo scelto di evolvere: dal digitale (sempre che questa parola oggi abbia ancora senso) verso l’ascolto, l’analisi e la restituzione della qualità dell’esperienza delle persone e in ultimo la riconnessione fra queste e le aziende.

Se sei sensibile a questo tipo di evoluzione del nostro lavoro (quel nostro include anche te), se hai tempo da dedicare, o curiosità o piacere, avrai la possibilità di venire a trovarci per comprendere meglio l’approccio che portiamo avanti nei nostri laboratori dove troverai i nostri ricercatori che si confrontano ogni giorno con la realtà dei vissuti delle persone.

La TSW di oggi e l’azienda per la quale lavori, sono realtà diverse e sicuramente uniche, come crediamo lo possano essere le esperienze che generano e le persone che ne fanno parte e per questo pensiamo valga la pena conoscersi e confrontarsi, eventualmente su progetti concreti. Perché solo vivendo questa “riconnessione” si può comprendere e imparare quanto cura e ascolto siano elementi essenziali e fondamentali per migliorare la qualità dell’esperienza (e quindi la vita) delle persone.

26 aprile 2019 Christian Carniato

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TAG: experience design marketing antropologico The Sixth W approach