Voice Tweets: Twitter cerca il rilancio con i suoi nuovi messaggi vocali

È notizia di pochi giorni fa: Twitter entra nel mondo “Voice”, avviando dei test per l’invio di voice tweets (o tweet vocali). Fino ad oggi sono stati una prerogativa delle piattaforme di messaggistica: il test di Twitter si rivelerà precursore per cambiare i paradigmi del modo di comunicare online?

Non sarebbe la prima volta che il social fondato da Jack Dorsey veste i panni del pioniere (ricordate le dirette via Periscope?): la speranza è che stavolta si riesca a capitalizzare l’innovazione prima di altri, più fagocitanti, concorrenti.

“Voice Search” e “Voice Messages”: trend in crescita esponenziale

Il settore delle comunicazioni “Voice” sta vivendo un’espansione straordinaria negli ultimi tempi, grazie agli investimenti che molti grandi player (in primis Google e Amazon) hanno fatto e continuano a fare in questa direzione.

A dimostrazione di ciò menzioniamo due semplici dati:

La comunicazione vocale è definitivamente sdoganata e cresce a tassi tali da stimare che nel 2022 i consumatori che si rivolgeranno ad assistenti vocali ammonteranno al 18% del mercato.

Fino a pochi anni fa, i messaggi vocali erano prerogativa esclusiva di piattaforme e app di messaggistica: prima vennero WhatsApp e Telegram, poi arrivò Facebook (su Messenger e Direct). I messaggi, o note, vocali si sono diffusi in maniera rapida: solo su WhatsApp ne vengono inviati oltre 200 milioni al giorno.

Il successo dei messaggi vocali

Le ragioni di una crescita così fragorosa risiedono prevalentemente nell’estrema comodità che una comunicazione audio comporta. Non è necessario fissare lo schermo come quando il messaggio viene digitato, bensì è sufficiente tenere premuto un tasto, oltretutto in un punto estremamente basso dello schermo (facilitando la UX per la persona), e parlare. Addirittura, su Telegram e WhatsApp non è necessario nemmeno premere il pulsante per tutta la durata del messaggio vocale: si preme play quando si vuole iniziare, dopodiché si blocca la registrazione e si procede all’invio. Una semplificazione estrema del processo di comunicazione, com’è facile osservare.

Una comunicazione che, richiedendo uno sforzo fisico così marginale, si può effettuare in qualsiasi momento, anche mentre si è impegnati in altre attività (esclusa la guida, s’intende): un altro grande pro per i fan dei “vocali”.

Tuttavia, una delle principali rimostranze sollevate dai detrattori delle note vocali è la seguente: perché inviare un messaggio vocale, a cui solitamente seguirà una risposta più o meno rapida, quando si può direttamente telefonare?

Semplice, perché l’invio di un messaggio vocale non richiede un ruolo attivo da parte del destinatario e, inoltre, una telefonata comporta uno sforzo attenzionale notevolmente più elevato, ad entrambi gli interlocutori.

E il quasi totale annullamento di interazione fisica (leggasi: comodità) è la stessa ragione dietro al successo dei cosiddetti “voice-based smart speaker”, ossia dispositivi quali Alexa, Echo Dot e simili.

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Twitter riuscirà a rilanciarsi, grazie ai “voice tweets”?

E questi motivi sono gli stessi che hanno spinto anche Twitter a testare questa funzione, nella speranza di riuscire a trovare il punto di svolta definitivo per recuperare il terreno perso nei confronti di Facebook. Secondo il report pubblicato a gennaio 2020 da We Are Social, 2,5 miliardi di persone sono attive mensilmente sulla piattaforma creata da Mark Zuckerberg; in Twitter, il dato ammonta a malapena a 340 milioni.

Anche qui, volendo effettuare un’analisi estremamente sintetica, ma ugualmente significativa, si possono individuare due macro-ragioni per motivare un tale disavanzo. Il primo è il grado di conoscenza dell’utenza: Facebook è cresciuto così tanto anche e soprattutto alla profondità di conoscenza dei propri utenti; più tempo le persone trascorrono in Facebook, più gli algoritmi saranno in grado di fornire alle stesse contenuti in linea con i loro gusti e le loro aspettative. Questa edulcorazione del bias di conferma si traduce in un’estrema accuratezza dei dati che Facebook è in grado di offrire alle aziende inserzioniste, garantendo loro una altrettanto estrema ottimizzazione degli investimenti pubblicitari.

Il secondo motivo è più intrinseco, e risiede nel formato della comunicazione. Twitter è stato l’ultimo social ad arrendersi e ad aprirsi all’utilizzo di contenuti multimediali all’interno dei suoi post. Ciononostante, Twitter si caratterizza per essere sostanzialmente il social di micro-blogging per antonomasia: qualsiasi cosa tu voglia dire, hai 280 caratteri a disposizione (il doppio rispetto a qualche anno fa). Grazie a questa peculiarità, e all’estrema rapidità di divulgazione, sin dal 2006 (anno di fondazione) la piattaforma creata da Jack Dorsey si diffuse velocemente soprattutto tra i giornalisti e tra gli operatori del mondo dell’informazione. E negli anni seguenti non è mai riuscita ad evolversi troppo. Un segnale distintivo di unicità che ha presto finito per diventare anche il principale limite di Twitter: del resto, le immagini vengono processate fino a 60.000 volte più velocemente di un testo, figurarsi i video (divenuti nel frattempo il principale formato di comunicazione online).

Al via i test dei messaggi vocali di Twitter su iOS

Da qui, probabilmente, la decisione di testare i tweet vocali. Nei prossimi mesi, successivamente ai test che verranno svolti nelle prossime settimane sui dispositivi iOS, potrebbe essere estesa a tutti gli utenti di Twitter la possibilità di allegare ai propri tweet un file audio – registrato al momento – della durata di 140 secondi, quasi due minuti e mezzo.

Tra i risvolti più interessanti di questo nuovo formato di tweet c’è la potenziale esplosione del cosiddetto micro-podcasting, fenomeno che sta prendendo sempre più piede grazie a Spotify, Spreaker e altre piattaforme dedicate. L’utilizzo di Twitter garantirebbe una maggiore semplicità, sia in fase di produzione sia in fase di distribuzione di questi podcast. Un tipo di comunicazione su cui Facebook (proprietario anche di Instagram, da non dimenticare) non è ancora apparentemente arrivato. Sarà questa l’innovazione che sancirà il tanto atteso rilancio di Twitter?

22 giugno 2020 Riccardo Buson

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